domenica 25 agosto 2019

30-31 luglio, Trapani - Mazara del Vallo (TP)

Martedì 30 luglio 2019
Di buon'ora torno al Mercato del Pesce, dal solito simpatico pescivendolo - Betto [siamo entrati in confidenza!! ehehe]- che oggi ha le triglie, di cui Sara è ghiotta, ne chiedo 6 me ne ritrovo 8… ho capito: bisogna stare attenti e calibrare le richieste considerando l’aumento automatico delle quantità! Passo anche a prendere dell’altra frutta e verdura al vicino banchetto sul molo dei pescatori, del pane (a proposito, ancora non mi è riuscito di trovare del pane buono qui in Sicilia, a parte delle "moffolette" prese da Ecologica a Palermo, se ci sono lettori siciliani si accettano suggerimenti) e poi rapidamente torno a bordo.
Ieri, durante la visita alla Torre di Ligny, il professor Torre ci ha raccontato la leggenda trapanese del Pirata Serisso che, nel Medioevo, attaccava le navi dei Mori e li catturava vendendoli come schiavi. Durante una delle sue incursioni catturò il figlio di un Bey turco insieme alla giovane moglie e se li portò in casa, dalla sua bellissima moglie. Col tempo la moglie di Serisso diventò l'amante del figlio del Bey che la convinse a scappare, per tornare con lui nel suo paese. Una notte i due svuotarono il forziere del pirata e insieme alla moglie del ragazzo partirono per la Turchia. Nel frattempo il pirata Serisso, scoperto cosa era successo, decise di vendicarsi. Salpò per andare a cercare la traditrice e il figlio del Bey, ma durante la navigazione fu a sua volta catturato dai pirati barbareschi e ridotto in schiavitù su una galera. Dopo due anni di patimenti, stremato, con barba e capelli lunghi fu messo in vendita e acquistato da una coppia… il figlio del Bey e la moglie che lo aveva tradito e abbandonato! Nelle condizioni in cui era non fu riconosciuto. Da schiavo riuscì a vendicarsi: uccise per primo l'amante della moglie, poi tagliò la testa alla moglie infedele e infine ritornò a Trapani con la vedova del figlio del Bey e portando in un sacco la testa della moglie, per esporla su un palo davanti alla sua abitazione. Sposò la vedova del figlio del Bey e quando la testa si decompose, mise al suo posto una testa di marmo che, ancora oggi, si trova all’ingresso della via che porta il suo nome, via Serisso. Mi ero dimenticata di questo racconto finché oggi, tornando al Marina, mi sono imbattuta proprio in questa testa! La foto non è un granché, l'ho scattata al volo con il cellulare, ma rende l'idea!
Trapani, Testa di Marmo Via Serisso ©Valeriaderiso
Trapani, Testa di Marmo Via Serisso
Alle 12:30 molliamo gli ormeggi, ma oggi partiamo da soli perché Luciano e Gigliola devono sistemare anche loro un problema al motore quindi rimarranno un altro giorno. Abbiamo circa 10 nodi di poppa, proviamo ad aprire le vele ma ci vuole un minimo di ausilio con il motore. Alle 13:30 finalmente spegniamo "il bricco", ma la pacchia dura solo un'ora, il vento gira e cala del tutto, dunque riaccendiamo il motore lasciandoci Marsala al traverso. Passato Capo Boeo all'altezza di Punta  Parrino tornano 16 nodi di vento in poppa, ma abbiamo corrente contraria che ci toglie almeno un nodo così procediamo a 4,5/5 nodi. Strambiamo un paio di volte e alle 18:30 siamo all’àncora nell’avamporto davanti a Mazara del Vallo.
Mazara del Vallo, Cattedrale ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Cattedrale
Dalla barca vediamo un bel lungomare alberato e la facciata della Cattedrale; speriamo di poter scendere domattina per visitare la città.

Mercoledì 31 luglio 2019
Sentiamo Luciano e Gigliola, hanno deciso di tornare verso Levanzo e Favignana e poi da lì cominciare la rotta che li riporterà a Livorno. Hanno in programma di salpare durante la notte ed andare verso la Sardegna del sud.
È stato bellissimo navigare insieme, ci dispiace che le nostre strade si dividano, ci mancheranno.
Stamattina non c’è vento, la situazione è molto tranquilla per cui decidiamo di scendere a terra. Con il gommone ci addentriamo nel porto canale che ha una chiara impronta di porto pescatori.
Mazara (il nome,  che ha origine fenicia, significa "la rocca" inteso come approdo roccioso) si affaccia sul Canale di Sicilia, nello stesso punto in cui i Cartaginesi, già nel 409 a.C. l’occuparono, ed è attraversata dal fiume Mazaro che sfocia nel porto lungo un largo canale sulle cui sponde sono ormeggiate grosse barche da pesca; chiediamo a dei pescatori dove poter lasciare il gommone per un paio d’ore e ci suggeriscono di andare poco più avanti dove c’è un peschereccio appena rientrato e ormeggiato davanti a delle scalette ricavate nella banchina. Arrivati alla barca in questione parliamo con i pescatori a bordo che, gentilissimi, ci lasciano legare il gommone accanto a loro.
Scendiamo a terra e ci addentriamo nei vicoli della Kasbah.
La città di Mazara conobbe un grande splendore culturale, economico ed edilizio nel corso della dominazione musulmana.
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Gli Arabi sbarcarono qui per la prima volta il 16 giugno 827.  Nell'impianto viario della Kasbah si trovano tracce evidenti della dominazione araba: vicoli, archi e cortili di carattere islamico i cui muri sono decorati da maioliche a tema marino o con disegni che narrano aneddoti di storia locale. Uno fra tutti la storia del brigante Sataliviti, al secolo Antonio Catinella, così chiamato per la sua abilità nel saltare i filari di vite durante gli inseguimenti, una sorta di Robin Hood nostrano, visto che aborriva il sangue, cercava di evitare delitti e vendette e devolveva a beneficio del popolo i proventi dei suoi rapimenti e dei suoi furti. Fu uno dei briganti più famosi ai tempi dei Viceré che non potendo tollerare una figura del genere gli mossero contro un intero esercito; lui non volle ingaggiare battaglie, licenziò tutti i briganti al suo seguito, fuggendo prima a Roma e poi in Toscana, a Livorno. Qui fu catturato dalle guardie del Granduca attratto dalla fama dei tesori che il brigante aveva accumulato nel corso delle sue imprese. Sataliviti sentendosi perduto confidò ad un compagno di cella l'esatta ubicazione del suo tesoro, e fu giustiziato a Palermo dopo un processo sommario l'11 maggio 1706 all'età di circa 28 anni.
Mazara del Vallo, il Brigante Saltaliviti ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, il Brigante Saltaliviti
Questo pannello è all'ingresso del cortile dove pare fosse la casa del famoso brigante.
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mentre passeggiamo ci imbattiamo in una simpatica signora del posto che ci chiede da dove veniamo, ci mostra un vicolo cieco chiamato La Trappola, dove i saraceni bloccavano e sterminavano i romani, e ci suggerisce di andare a visitare la vicina Chiesa di San Francesco, che ora è aperta e a breve chiuderà. Il suggerimento vale davvero la pena: il custode ci fa visitare dapprima una piccola mostra in un locale adiacente la chiesa, che ospita le riproduzioni in scala delle chiese di Mazara, tutte opere del suo ingegno e tutte realizzate con estrema cura dei particolari utilizzando materiali di riciclo. Poi passiamo nella chiesa adiacente: la facciata piuttosto austera e quasi insignificante cela all'interno uno spettacolo inaspettato!
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Il trionfo del barocco in stucchi, affreschi, statue, fregi, bassorilievi e intarsi ne coprono ogni centimetro quadrato. Anche per chi non ama questo stile ridondante è difficile non apprezzare la magnificenza di questa piccola chiesa, eretta verso la fine dell’XI secolo dal Conte Ruggero d’Altavilla e quasi interamente ricostruita in stile barocco nel 1680.
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Proseguendo arriviamo in Via di Porta Palermo, quella che una volta era la via commerciale più fiorente del centro storico, molti negozi sono purtroppo chiusi e il sindaco ha voluto che le saracinesche fossero dipinte creando un museo a cielo aperto.
Mazara del Vallo, Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Andando avanti arriviamo alla Chiesa di Sant’Ignazio fondata nel 1701, a pianta ellittica, il cui tetto è crollato negli anni trenta del '900 e che è rimasta visitabile così com’è, senza tetto. Ha un suo fascino proprio per questo tetto/cielo e per la pianta, insolita in una chiesa.
Mazara del Vallo, S.Ignazio ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Ignazio
Proprio di fronte alla chiesa di Sant’Ignazio si trova il complesso dell'ex Chiesa di Sant'Egidio che ospita il Museo del bellissimo Satiro danzante, statua bronzea greca del IV secolo a.C.. Questa statua, di squisita fattura, è un raro esemplare di opera bronzea, nell'antichità infatti in caso di necessità belliche o di reperimento di metalli questi manufatti venivano fusi. Nella primavera del 1997 rimase impigliata nelle reti del Motopesca mazarese Capitan Ciccio, che pescava nel Canale di Sicilia, la gamba sinistra. Quasi un anno dopo lo stesso peschereccio tirò su anche il corpo privo delle braccia e dell'altra gamba.
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Dopo aver ammirato a lungo il Satiro dalle forme armoniche ed eleganti, ci spostiamo poco lontano per visitare un piccolo gioiello di Mazara, il Teatro del Popolo, Intitolato a Garibaldi ma che con Garibaldi - come ci tiene a sottolineare il signore che ce ne illustra la storia - non ha proprio nulla a che fare. È infatti un teatro nato per il popolo e per volere del popolo, tanto è vero che non c’è il palco reale e in origine non c’erano sedie nella platea, ma gli spettatori del parterre assistevano allo spettacolo in piedi. Quello che lo rende particolarissimo è che è stato interamente costruito con il legno di risulta delle barche da pesca dagli stessi maestri d’ascia che costruivano quelle barche. Sulla sommità del palcoscenico invece che lo stemma dei Borbone c’è il simbolo della Trinacria, che valse una multa al popolo per l’affronto fatto ai regnanti.
© Mazaracapitale.it
photo credit Mazaracapitale.it
Passiamo per la vicina pro loco e scambiamo due chiacchiere con la signora che se ne occupa, le parliamo della bella sorpresa che abbiamo avuto visitando Mazara che merita di essere maggiormente conosciuta,; lei ci dice che sono anni che lavorano a questo scopo e che molto lentamente cominciano ad arrivare i desiderati turisti. Le promettiamo di farle pubblicità, non mancate di venire a visitarla se doveste capitare da queste parti! Oltre quello che vi ho mostrato c'è ancora tanto altro da vedere visto che con l’avvento dei Normanni, a partire dal 1072, sorsero chiese, conventi e monasteri, Mazara del Vallo divenne Città Regia e fu dotata di un castello in riva al mare e di mura possenti, e nel 1093 fu costruita la Cattedrale che sorse al posto della Moschea grande, per non parlare dei numerosi esempi di barocco siciliano.
Mazara del Vallo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo
Prima di tornare a bordo ci fermiamo in una pasticceria a comprare due cannoli per Marco e Sara e il solo ripieno per me. Dall'esterno si vede Maramea, placida e solitaria, ormeggiata nella baia.
 Super Maramu, Maramea a Mazara del Vallo ©Valeriaderiso
Maramea a Mazara del Vallo
Tornando a prendere il gommone troviamo il pescatore che ci ha dato ospitalità che sta per andar via, sollevato nel vederci perché si preoccupava di lasciarlo incustodito. Molto gentili e accoglienti questi Mazaresi! Passiamo il pomeriggio a bordo ascoltando il richiamo del Muezzin alla preghiera. Qui  sembra esserci la vera integrazione delle culture.
^_^

3 commenti:

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