martedì 30 giugno 2020

A Siracusa, con una passeggiata a Noto (5-15 giugno 2020)

Al nostro arrivo nella baia di Porto Grande Siracusa ci accoglie con uno dei tramonti più spettacolari visti finora, grazie anche alla bellezza imponente del Castello Maniace e della luna piena.
Luna piena al tramonto - Castello Maniace, Siracusa ©ValeriaDeRiso
Luna piena al tramonto - Castello Maniace, Siracusa
Questa baia è tranquilla, riparata e ampia, il fondo fangoso tiene bene. L'Isola di Ortigia è un bel vedere. Sul lato ovest c'è una piccola spiaggia proprio accanto alla foce del fiume Anapo, dove tutte le mattine possiamo portare Kiba a correre e sguazzare nell'acqua.
A pochi passi dal piccolo porticciolo dove è possibile lasciare il tender, accanto al Tempio di Apollo, c'è un fornitissimo mercato di frutta e verdure, oltre che di spezie, frutta secca, formaggi e pesce freschissimo. Poco distante, in via della Maestranza, una delle strade che partono da Piazza Archimede, la piazza con la Fontana di Diana, c'è l'ufficio postale, la bellissima libreria storica Mascali e, da poco, anche un negozio che vende frutta e verdura biologica freschi e prodotti siciliani (da provare assolutamente il formaggio caprino Talé), tra cui il miele dell'ape nera eoliana. E poi c'è Artale, la nostra pasticceria preferita, che fa degli ottimi cannoli senza glutine, ma soprattutto dei buonissimi arancini senza glutine!!!
Dato che abbiamo dei documenti da fare che richiederanno un po' di tempo, questo è il posto ideale.
Come ho detto, sul lato Ovest della baia sfocia, accanto al breve corso d'acqua Ciane, il fiume Anapo, che nasce sul Monte Lauro, la cima più alta dei Monti Iblei. Questo fiume deve il suo nome al fatto che in molti punti del suo percorso s'ingrotta nel sottosuolo, scomparendo alla vista, deriva infatti dal greco Άναπος, che significa "invisibile". Come la Fonte Aretusa, anche l'Anapo è legato ad un mito greco al rapimento di Persefone, figlia di Zeus e Demetra, da parte di Ade: volendo la ragazza per sé, Ade emerse dal suo regno sotterraneo attraverso un varco (di cui ancora oggi rimane traccia nella geografia siciliana, una pozza circolare e profonda sul Monte Lauro, antico vulcano dei Monti Iblei, da cui sgorga il fiume). La ninfa Ciane dai capelli turchini (in greco κυανό) compagna di Persefone, vedendo Ade che tentava di rapire Persefone, cercò di salvarla afferrando il carro in fuga, ma invano, perché il dio infuriato la colpì trasformandola in un corso d’acqua. Allora Anapo, che amava profondamente la ninfa, per restarle accanto, decise di farsi tramutare a sua volta in un fiume che scorresse vicino alla sua amata e ora i due fluiscono paralleli fino a tuffarsi insieme nelle acque del Porto Grande di Siracusa.
Incuriositi dalle canoe che quotidianamente escono dalla foce dell'Anapo, una mattina, dopo aver portato Kiba a fare lo sgambamento del mattino, ci siamo addentrati con il tender in uno dei suoi piccoli canali. Ci è sembrato di entrare in un'altra dimensione, quasi fiabesca e senza tempo. 
Anapo, Siracusa ©ValeriaDeRiso
La vegetazione era fittissima e ovunque c'erano rondini che sfrecciavano sul pelo dell'acqua, gallinelle d'acqua e anatre, che vedendo Kiba si guardavano bene dal farsi avvicinare. Sul fondo basso moltissimi muggini di tutte le dimensioni, anche molto grandi. 
Anapo, Siracusa ©ValeriaDeRiso

Anapo, Siracusa ©ValeriaDeRiso
Una corrente fortissima e contraria ci ha impedito di spegnere il motore del tender, che pur al minimo disturbava la quiete del paesaggio.
Qualche giorno dopo abbiamo noleggiato un auto per poterci recare negli uffici della questura a rinnovare i passaporti: erano troppo lontani da raggiungere a piedi e non c'era possibilità di salire sugli autobus cittadini con Kiba. Questo però ci ha dato l'opportunità, nel pomeriggio, di arrivare a Noto, distante circa mezz'ora da Siracusa. Noto, definita "capitale del Barocco", nel 2002 è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, insieme con le altrecittà tardo barocche del Val di Noto. Fu interamente ricostruita dopo il violento terremoto avvenuto nel 1693, che devastò buona parte di questa zona della Sicilia.
L'ingresso al centro storico avviene attraverso la Porta Reale, costruita nel 1838 nell'imminenza di una visita del re Ferdinando di Borbone, il re delle due Sicilie. 
Noto - Porta Reale ©ValeriaDeRiso
Noto - Porta Reale
Sembra di camminare all'interno di una enorme scenografia barocca, a cui i materiali di costruzione e lo stile omogenei danno un grande fascino. Lungo il corso si incontrano numerose chiese e palazzi imponenti: il Palazzo Ducezio, edificato nel 1746 rifacendosi ad un modello architettonico importato dalla Francia, e attualmente sede del Comune;
Noto - Palazzo Ducezio ©ValeriaDeRiso
Noto - Palazzo Ducezio
la Cattedrale di San Nicolò;
Noto - Cattedrale di San Nicolò ©ValeriaDeRiso
Noto - Cattedrale di San Nicolò
Noto - Cattedrale di San Nicolò ©ValeriaDeRiso
Noto - Cattedrale di San Nicolò
la chiesa di San Carlo al Corso, intitolata a San Carlo Borromeo;
Noto - San Carlo al Corso ©ValeriaDeRiso
Noto - San Carlo al Corso
il Palazzo Nicolaci di Villadorata, una residenza in stile barocco, costruita a partire dai primi anni del 1700, caratterizzata da sei balconi più piccoli (tre per lato), sorretti da mensoloni scolpiti uno in modo diverso dall'altro, con le sembianze di leoni, bambini, centauri, cavalli alati, chimere e sirene.
Noto - Palazzo Nicolaci di Villadorata ©ValeriaDeRiso
Noto - Palazzo Nicolaci di Villadorata
La MezzaMarinaia, ispirata da queste figure, trova un muretto e fa la Sfinge
MezzaMarinaia-Sfinge
Andiamo a zonzo godendoci questo scenario tra le poche persone in giro, per lo più abitanti del paese.
Noto ©ValeriaDeRiso
Noto ©ValeriaDeRiso

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venerdì 26 giugno 2020

Torniamo a navigare. Da Marina di Ragusa a Siracusa.

A metà di maggio abbiamo cominciato a pianificare la nostra partenza, e dato che l'autoclave che distribuisce l'acqua dolce a tutta la barca, ormai vecchissima, dava evidenti segni di cedimento ne abbiamo ordinata una nuova, su un sito di forniture nautiche che dichiarava di averle in magazzino. Dopo 10 giorni di attesa vana abbiamo scoperto che la dicitura "disponibile" non era che un acchiappacitrulli, perché non era per niente disponibile e a loro volta dovevano ordinarla non si sa dove, per cui abbiamo annullato l'ordine. Dopo un'ulteriore ricerca e un contatto telefonico con un altro fornitore ne abbiamo trovata un'altra che ci hanno spedito subito, ma ormai eravamo al 28 maggio, un giovedì, e i primi di giugno dovevamo necessariamente lasciare il nostro ormeggio nel porto di Marina di Ragusa. Speravamo di averla per il lunedì successivo, 1 giugno, ma non avevamo considerato che il giorno dopo, 2 giugno è FESTA! Così all'alba del 3 giugno, giorno in cui avevamo stabilito di partire, l'autoclave non era in nostro possesso.
Alla fine avevamo deciso di aspettare fino all'ora di pranzo e poi, anche senza autoclave saremmo partiti lo stesso, visto che per il giorno dopo era previsto un vento non favorevole alla navigazione che ci aspettava verso la prima tappa, Portopalo, ma ottimo per navigare da Portopalo verso Siracusa, nostra meta finale. Per l'autoclave avremmo trovato una soluzione, magari prenotando un corriere che la ritirasse a Marina di Ragusa e lo recapitasse a Siracusa presso qualche negoziante compiacente.
Abbiamo lavorato con tutta la nostra energia attrattiva possibile, ripetendo all'infinito "arriva... arriva... arriva...", e quando alle 12:45 ci eravamo dati quasi per vinti abbiamo visto spuntare all'orizzonte il furgone tanto atteso! l'autoclave era a bordo!!
Il NormalCapitano l'ha montata e alle 14:40 in punto abbiamo mollato gli ormeggi, circa un'ora dopo di Luna Blu e il suo equipaggio, Laurent, Lucile e Nino, che come noi avevano in programma una prima sosta a Portopalo per poi proseguire verso Siracusa.
Maramea lascia Marina di Ragusa
Maramea lascia Marina di Ragusa (©Marta)
Marta, un'amica che lavora con la Protezione Civile, ci ha scattato queste belle foto dalla torretta all'ingresso del porto.
Maramea lascia Marina di Ragusa
Maramea lascia Marina di Ragusa (©Marta)
Appena usciti dal porto, nello svolgere la randa ci siamo accorti che qualcosa non andava: il motore dell'avvolgibile non funzionava, niente randa.  Abbiamo messo a riva la mezzana e il genoa e finché c'è stato un po' di vento siamo riusciti a procedere senza dover accendere il motore.  La navigazione fino a Portopalo è proseguita tranquilla, a parte qualche episodio di vomito di Kiba, che era alla sua prima vera uscita e alla quale avevamo lasciato incautamente la ciotola dell'acqua piena: ha bevuto e dunque ha vomitato, ma una volta liberato lo stomaco è stata bene.
Kiba riposa a Portopalo
Kiba riposa a Portopalo
Siamo arrivati a Portopalo intorno alle 19:30 e la prima cosa che abbiamo fatto è stata portarla a terra per una bella sgambata.

Il giorno dopo, durante la passeggiata mattutina di Kiba sulla spiaggia in fondo alla baia, Marco si è imbattuto in una enorme testa di pesce rinsecchita dal sole, probabilmente una grossa cernia, oltre a quintalate di plastica, tra cui tantissimi guanti di lattice e mascherine; non bastavano gli altri rifiuti, ora c'è da fare i conti anche con quelli da "virus"!
Cernia spiaggiata
La cernia spiaggiata

Cernia spiaggiata
La cernia spiaggiata

Verso le 11:00 ci siamo mossi alla volta di Siracusa, con un bel vento alle spalle che ci ha concesso una bellissima navigazione sino alla meta. Poco dopo di noi ha mollato gli ormeggi anche Luna Blu, che ci ha raggiunti in non molto tempo, guardate come è bella con il suo jennaker giallo.
Luna Blu
Luna Blu
Kiba durante questa seconda giornata è stata benissimo, serena e giocosa.
NormalCapitano e Saltydog
NormalCapitano e Saltydog

la faccia salata è bella saporita!
La faccia salata è bella saporita!
Superata l'Isola delle Correnti ed entrati ufficialmente nella acque ioniche abbiamo avuto il più bello dei battesimi del mare: i delfini!! Un enorme banco di stenelle (Stenella coeruleoalba) che ci hanno accompagnati per oltre 45 minuti. Come sempre un'emozione! Kiba era incuriosita, ma più che affacciarsi a guardarli non ha fatto, noi eravamo parecchio più eccitati. 
Stenelle sulla prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sulla prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sulla prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sulla prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Questa volta oltre a fare le foto abbiamo girato anche dei bellissimi video subacquei con una piccola camera munita di custodia stagna, attaccata al mezzo marinaio immerso sotto la prua. Per poterveli mostrare dovremmo montarli così da eliminare le parti inutili, per ora "accontentatevi" di qualche fotogramma:
Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Stenelle sotto la prua di Maramea ©ValeriaDeRiso

Magia, vero?
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venerdì 19 giugno 2020

Tesori del mare - le ovature dei molluschi

In questo periodo dell'anno, soprattutto dopo le mareggiate, non è infrequente imbattersi sulle spiagge in "strane cose" che si capisce essere organiche, ma delle quali è difficile individuare la natura.
Per esempio questi nastri di sabbia, li avete mai visti?
ovature di Neverita josephinia ©ValeriaDeRiso
Sono molto fragili e sottili e hanno una caratteristica orlatura su uno dei lati.
Sono le ovature di un Gasteropode Naticide dal poetico nome di Neverita Josephinia.
Più comunemente conosciuta come Natica, o in inglese Moon snail, Chiocciola della Luna, ha una conchiglia leggermente appiattita, globosa e liscia, di un delicato rosa pallido, da cui deriva probabilmente il suo nome. La natica impasta le uova con la sabbia con un muco da lei secreto e le depone sul fondo, in primavera, tra marzo e giugno. A dispetto di tutta la poesia e la delicatezza della sua forma, del suo nome e delle sue ovature, la Natica è una infallibile e vorace predatrice: è lei, infatti, la responsabile dei perfetti forellini delle conchiglie bivalvi che troviamo spiaggiate.
Ovature di Neverita Josephinia ©ValeriaDeRiso
Ovature di Neverita josephinia ed esemplari di Neverita josephinia
La Natica immobilizza il bivalve predato (ma a volte anche altri gasteropodi) con il piede e con delle secrezioni chimiche, e in genere sceglie come punto per la perforazione la parte più vecchia della conchiglia, chiamata umbone, dove si trovano gli organi sessuali o digestivi; inizia a raschiare la conchiglia della sua preda con una struttura cartilaginea estroflessibile ricoperta da svariate file di minuscoli e affilatissimi dentelli, la radula, con un movimento circolare che copre circa 20 °; poi si riposa per un periodo che va dai 120 ai 300 secondi, durante i quali ritrae la proboscide contenente la radula, e copre il punto da perforare con un organo accessorio del piede, la ghiandola perforatrice, le cui secrezioni sciolgono chimicamente il carbonato di calcio della conchiglia predata. Queste due fasi, in cui si alternano l’attività fisica della radula e quella chimica della ghiandola, possono andare avanti anche per più di 60 ore alle fine delle quali, terminato il foro, la Natica inserisce la proboscide e divora la preda. Questo pasto, che richiede un lavoro così duro e lungo, potrà essere sufficiente per i successivi 5-14 giorni (fonte Andrea Bonifazi).
le prede della Neverita Josephinia ©ValeriaDeRiso
Le prede della Neverita Josephinia
Neverita Josephinia con ovature e prede ©ValeriaDeRiso
Neverita Josephinia con ovature e prede
E che mi dite di questo?
ovature di Murice spinoso (Bolinus brandaris) ©ValeriaDeRiso
ovature di Murice spinoso (Bolinus brandaris)
A prima vista sembra una spugna, vero? e invece sono le ovature dei Murici spinosi (Bolinus brandaris).
ovature di Murice spinoso (Bolinus brandaris) ©ValeriaDeRiso
ovature di Murice spinoso (Bolinus brandaris)
Il murice spinoso è un mollusco gasteropode con una conchiglia robusta munita di prolungamenti spinosi e dalla forma rigonfia allungata in una estremità del sifone. La colorazione esterna varia dal giallo al bruno, l’apertura dal giallo all’arancio, e ha dimensioni che variano attorno ai 6-8 cm. È una specie carnivora e si ciba di pesci morti e di altri molluschi, come le Natiche infatti anche i Murici perforano il guscio delle loro prede secernendo una sostanza acida. Vivono su fondali fangosi, in colonie molto numerose; anche la riproduzione avviene, durante il periodo primaverile, in grossi gruppi che depongono collettivamente le uova assemblandole in una queste grosse palle che sembrano spugne, contenenti migliaia di teche, che a loro volta custodiscono migliaia di uova.
Murice spinoso (Bolinus brandaris) ©ValeriaDeRiso
Murice spinoso (Bolinus brandaris) ©ValeriaDeRiso
Il Murice è conosciuto fin dall’antichità: Egizi, Greci e Fenici lo utilizzavano per produrre la porpora reale, secreta da una ghiandola, dal colore violaceo. Da ogni mollusco si poteva estrarre solo una goccia e questo la rendeva estremamente preziosa: nell'Iliade è narrato infatti che solo le principesse potevano indossare i veli di porpora. La pesca dei murici era talmente remunerativa che i Fenici per pescarli si spinsero ben al di là delle "Colonne d'Ercole", arrivando fino alle Canarie.
Spesso la sua conchiglia vuota viene occupata dai paguri, come in questo bellissimo video (anche se non si tratta di conchiglie di murice).

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sabato 13 giugno 2020

Il nostro inverno Siciliano - l'arrivo di Kiba

La scorsa estate abbiamo navigato a lungo in flottiglia insieme ai nostri amici Luciano e Gigliola, che a bordo del Walrus avevano Tosca, una stupenda pastora australiana (cliccando sul link qui sopra potrete vedere qualche foto).
Navigando con loro per quasi un mese abbiamo avuto modo di verificare che, contrariamente a quanto pensavamo, un cane di taglia medio grande, anche a pelo lungo, non stava poi così male su una barca a vela, che nel caso specifico è anche parecchio più piccola della nostra, visto che Walrus misura 10,80 m mentre Maramea è ben 5 metri più lunga. Naturalmente il cane in questione deve essere equilibrato e, soprattutto, amare l'acqua.
Così, una volta sistematici a Marina di Ragusa, abbiamo deciso che ci sentivamo pronti al grande passo. Era giunto il momento di mantenere una vecchia promessa fatta a Sara e, si sa, le promesse si mantengono, magari non nell'immediato, ma si mantengono.
In mancanza di amici vicini con cucciolate in arrivo ci siamo orientati immediatamente all'adozione. Approfittando del fatto di avere un'auto a noleggio per un mese, siamo andati al canile di Ragusa. La prima visita l'abbiamo fatta da soli io e Marco, per farci un'idea. Ho trovato il canile molto ben tenuto, i cani puliti e felici, considerata la situazione stressante e difficile che si trovano a vivere in una struttura del genere. Tutti i volontari e gli operatori animati da una vera passione e competenti. Luciana, la referente dell'Associazione Pensieri Bestiali che si occupa della gestione del rifugio, ci ha saputo guidare con saggezza ed empatia nella scelta. È stato molto emozionante, tantissimi cani di ogni taglia e tipo. Abbiamo parlato a lungo con Luciana, raccontandole che tipo di vita conduciamo, e spiegandole verso che tipo di cane eravamo orientati: femmina, taglia media, pelo raso.
Ce ne ha fatti conoscere tanti, descrivendoci l'indole di ognuno, sia maschi che femmine, non cuccioli, ma nemmeno tanto maturi, mediamente tra gli 8-9 mesi e i due anni d'età. Noi ci siamo posti in modo elastico, consapevoli che l'incontro deve avvenire in modo spontaneo, e ci si deve scegliere a vicenda.
Megan al canile di Ragusa
Megan © Pensieri Bestiali
Tra tutti, in un primo momento la nostra attenzione è stata catturata (ma anche guidata da Luciana verso) due cagne di circa un anno e mezzo, abbastanza diverse una dall'altra: una meticcia bianca e nera - Megan - molto dolce e tranquilla, che corrispondeva abbastanza alla richiesta che avevamo fatto inizialmente, e una meticcia di pastore tedesco (a giudicare dal manto) leggermente più grande, ma bellissima, con gli occhi bistrati come un'egiziana e fortemente lodata da Luciana, che ce la descriveva come una cagna molto equilibrata, "consapevole", e senz'altro amante dell'acqua, visto che le piaceva combattere il caldo infilandosi nelle bacinelle sparse un po' ovunque. 
Kiba in canile ©Pensieri Bestiali
Kiba in canile ©Pensieri Bestiali
Era Kiba.
Effettivamente lei aveva una presenza differente, spiccava tra tutti i cani che in quel momento stavano facendo lo sgambamento in una specie di cortiletto antistante le diverse gabbie. 
Ci siamo salutati con Luciana con l'accordo di tornare di nuovo con Sara. 
Durante la seconda visita abbiamo girato una serie di video, per poterli riguardare e prendere una decisione. Abbiamo incontrato di nuovo Megan e Kiba e interagito con entrambe. Poi siamo tornati in barca a raccogliere le idee.
Video di Kiba in canile
Megan ci piaceva, ma Kiba aveva lasciato il suo segno in maniera indelebile, e così, anche se di taglia un po' più grande di quanto inizialmente avremmo voluto, abbiamo deciso per lei.
Quando siamo andati a prenderla al canile, dopo circa una settimana, e ce l'hanno portata ci ha fatto un sacco di feste, meravigliando Luciana: a suo dire non lo aveva mai fatto prima con nessuno, e oggi che posso dire di conoscere meglio la sua indole capisco la meraviglia di Luciana: Kiba è molto riservata e contenuta nel manifestare la sua gioia, quel giorno deve aver compreso qualcosa, e quel qualcosa le piaceva.
La prima passeggiata insieme
Sin da subito Kiba ha dimostrato la sua grandissima capacità di apprendimento e di adattamento. Ha imparato a salire e scendere tranquillamente sia dalla passerella che sottocoperta in un solo giorno. Sembrava nata a bordo, perfettamente a proprio agio.
Kiba, primo giorno a bordo
primo giorno a bordo
Ha un carattere tranquillo, dolce ed estremamente paziente. Sa dosare il morso nel gioco e abbaia pochissimo, solo se è intimorita da qualcuno (persona e/o animale) e non accade spesso, anzi rarissimamente. Solo in città e nelle situazioni in cui ci sia un po' più di confusione mostra una certa ansia che ancora non siamo riusciti a farle superare.  Ma ci lavoreremo, con tutto l'amore cha abbiamo per lei. 
Ama moltissimo fare il bagno e correre sulle spiagge, scavare e dare la caccia alle lucertole.
Incontrarla è stato un dono grandissimo, che ha arricchito enormemente la nostra esistenza.
Kiba e Sara ©Rolf Pfister
Kiba e Sara ©Rolf Pfister
Non ruba il cibo, non rompe nulla, non mastica le cose che sa non essere i suoi giochi, non ha mai sporcato a bordo, le uniche volte in cui ha fatto qualcosa di fuori dell'ordinario è stato per assecondare un bisogno impellente (come accade a tutti i cani). Si è dimostrata un'artista della fuga, riuscendo ad aprire e passare attraverso un oblò piccolissimo, una delle due volte che ho dovuto per forza lasciarla da sola a bordo in un periodo in cui Marco non c'era: voleva seguirmi, naturalmente. Quando sono tornata in barca e non c'era sono morta per qualche secondo. Sapendo che non ama la confusione, mi sono diretta verso il piccolo parco dove eravamo solite andare a passeggio, e per fortuna, dopo soli 15 minuti l'ho trovata! Ma che spavento!
Negli ultimi due mesi ha vissuto due "prime volte" importanti. La prima, andare in gommone: bisognava fare qualche prova prima di riprendere a navigare, visto che sarebbe diventato l'unico mezzo per andare a terra.
Kiba, prima volta in gommone
Kiba, prima volta in gommone
Ora sale e scende perfettamente sul e dal gommone, anche dalla poppa di Maramea.
E la seconda, la "prima volta" più importante, la sua prima navigazione: è stata tranquilla e rilassata, come sempre, ma abbiamo fatto l'errore di non coprire la sua ciotola dell'acqua, dopo circa un'ora ha bevuto e di conseguenza ha vomitato, come può accadere anche ai cani che vanno in auto non essendoci abituati. Ma il giorno dopo è stata bene, e abbiamo anche incontrato i delfini che ha guardato con curiosità, ma senza perdere il suo consueto aplomb, e senza abbaiare, segno che era estremamente serena e percepiva le nostre agitazione ed eccitazione come qualcosa di assolutamente non preoccupante.
Kiba, saltydog
Kiba, saltydog
Insomma è proprio una saltydog! e noi siamo totalmente innamorati. Ora so perché non abbiamo preso con noi un cane prima, pur avendone la possibilità quando vivevamo in campagna, doveva arrivare lei. 
Se deciderete di far entrare un cane nelle vostre vite andate in canile e adottate! Con la consapevolezza che un cane è una persona non umana, un grande impegno che riempirà le vostre vite di gioia e amore incondizionato! 
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giovedì 11 giugno 2020

Il nostro inverno Siciliano - le persone

Qui a Marina di Ragusa la comunità di "abitanti-sulle-barche" a svernare è cresciuta man mano che l'autunno andava avanti. Alla fine di novembre si potevano contare circa 30 imbarcazioni abitate, tra cui tre famiglie con i bambini, la nostra compresa. Tutti i bambini hanno frequentato la scuola elementare del paese, costituendo un bel gruppetto italo-franco-irlandese, che ha arricchito le classi già multietniche. Sara si è integrata immediatamente, assumendo una bella cadenza siciliana e imparando a destreggiarsi tra i "talé", "mi siddìa", "acchiana", a discapito dell'inglese che è invece la lingua più comunemente parlata sui pontili del porto. Altra importantissima conquista per lei è stato poter girare liberamente con la sua bici insieme agli altri bambini, sul lungomare e fino nella piazza del paese, magnificamente interdetti alle auto.
Il nostro inverno siciliano è stato caratterizzato, oltre che da quello metereologico, anche da un altro tipo di calore, quello umano. I primi con cui abbiamo legato sono stati Enrico, Kai e Tristan di cui ho già accennato qui. I primi di ottobre Enrico e Kai sono volati in Trentino per andare a prendere la moglie Giulia e il figlio più piccolo Aua. Nel periodo in cui Enrico e Kai non c'erano, abbiamo "adottato" Tristan che è stato spesso con noi a cena allietandoci con i suoi dolci, tra cui una favolosa crème brulée. A metà dello stesso mese, Kamana e il suo equipaggio hanno mollato gli ormeggi e preso il mare diretti oltre oceano, alle Bahamas.
Kamana in partenza ©Enrico Tettamanti
Kamana in partenza (photo credit Enrico Tettamanti)
Vi consiglio di andare a dare un'occhiata al loro profilo Instagram, sono meravigliosi, come lo sono le loro foto (Giulia è una bravissima fotografa, oltre che cuoca sopraffina).
A colmare il vuoto lasciato dai Tettamanti, dopo poco sono arrivati l'equipaggio italo-francese di Luna Blu, Lucile, Laurent e Nino, coetaneo di Sara, e l'equipaggio italo-irlandese di Tabasco, Nora, Filippo, Patrick e Sean, di poco più piccoli di Sara e Nino. 
I bambini hanno formato un bel gruppetto mettendo su, grazie ad un'idea di Patrick e Sean, un servizio di consegna a bordo di cornetti freschi la domenica mattina, il "Croissant Express", che ha riscosso un enorme successo stroncato poi dal confinamento.
Croissant Express ©NoraClinton
(photo credit Nora Clinton)

Sara, Patrick, Nino e Sean
Sara, Patrick, Nino e Sean
La piccola comunità dei "living on board" nel corso dei mesi si è andata man mano arricchendo. 
Il pontile dove siamo rimasti ormeggiati tutto l'inverno ospitava, oltre Maramea, numerose altre barche abitate, tra queste un due alberi con una coppia di francesi con i quali abbiamo subito legato, Stefan e Anne, con a bordo un bellissimo incrocio di american bulldog, Gozer.
Anne e Gozer
Anne e Gozer
Accanto a noi è arrivata un'altra Amel, un 54 piedi, con a bordo Sabina e Ruedi, svizzeri tedeschi. Sabina è di origini pugliesi, dunque parla anche italiano, con Ruedi comunichiamo in inglese. Loro sono di casa, hanno passato anche lo scorso inverno a Marina di Ragusa e conoscono praticamente tutti gli habitués, la maggior parte degli "svernanti" infatti passa l'inverno qui da diversi anni. Simpaticissimi e accoglienti, abbiamo condiviso cene e aperitivi finché non sono partiti per passare un po' di tempo con le famiglie in Svizzera. Sono tornati di recente, quando le maglie del confinamento hanno cominciato ad allentarsi, e dopo aver passato 14 giorni di quarantena cautelativa a bordo, si sono trasferiti in una casina in attesa dei lavori di carenaggio alla loro barca, Wasabi. Ma ci sono venuti a salutare praticamente tutti i giorni, compreso quello della nostra partenza.
Ruedi e Sabina
Ruedi e Sabina

Ruedi e Sabina
Ruedi e Sabina
Di fronte a noi vedete quell'enorme catamarano? Si chiama Zubenubi ed è di Rolf e Alice, di loro non ho foto da mostrarvi, ma posso segnalarvi il loro canale YouTube, dove pubblicano dei bei video relativi alle loro navigazioni.
Oltre a loro ci sono stati molti altri, troppi da citare, da tutto il mondo: americani, tedeschi, svizzeri, austriaci, polacchi, francesi, inglesi, argentini, maltesi, olandesi, russi... una bellissima comunità! 
Ma Marina di Ragusa ci ha regalato anche la conoscenza delle persone del posto. Anche in questo caso le parole chiave sono state calore, accoglienza e simpatia.
Tutti i soci e i fornitori del G.A.S. (di cui ho parlato qui), sorrisi, racconti, simpatia "a tinchité", come dicono qui.
Tutti gli ormeggiatori, super professionali, sempre attenti e solleciti, affabili e gentili. Tra loro Domenico, originario di Castellabate, con cui ho condiviso chiacchierando il mio amore per Punta Licosa, un piccolo paradiso nel Cilento.
Le tre ragazze della reception, Fabiana, Francesca e Viviana, gentilissime, disponibili e assai simpatiche. Tra loro abbiamo legato in particolar modo con Viviana, vulcanica ed energica come la sua terra, sempre pronta a darci una mano ogni volta che ne avevamo bisogno. Abbiamo conosciuto il marito Tano e i loro bambini, e il loro gruppo di amici con i quali ci siamo subito trovati in sintonia: Boris e Marta, venuti da Barcellona a passare un inverno nella terra natia di lui, Vincenzo e Chiara, Serena e Marco, Roberta e Melo tutti con figli più o meno coetanei di Sara. Insieme a tutti loro abbiamo passato serate in piazza, condiviso aperitivi, gite e pranzi. L'ultimo a marzo - subito prima del confinamento - a casa di Viviana e Tano, dove c'erano anche le due crew di Luna Blu e di Tabasco, una bellissima giornata di sole tiepido, all'insegna della musica (abbiamo scoperto la bellissima voce di Nora, accompagnata dal gruppo di Tano) delle risate e del buon cibo siciliano. Riuscite ad individuarci nella foto animata qui sotto, in mezzo a tutte queste belle persone? 
©VivianaPluchino
©Viviana Pluchino
Ultimo, ma non certo per importanza è un compagno di scuola di Sara, Daniel, appassionato pescatore e assidua presenza a bordo, almeno finché il confinamento lo ha permesso. Un ragazzino intelligente e divertente, a cui tutti e tre siamo ormai molto affezionati.
Sara e Daniel
Sara e Daniel
Il clima, la sicurezza del porto, ma soprattutto queste persone, ci spingono a ritornare a passare un nuovo inverno a Marina di Ragusa, se tutte le caselle andranno al loro posto.
Nel prossimo post, sempre nell'intento di aggiornarvi rispetto a tutti gli accadimenti degli ultimi nove mesi, vi racconterò di un incontro che ci ha arricchiti ulteriormente. La nostra famiglia si è ingrandita. Molti di voi capiranno immediatamente a chi mi riferisco... a presto!
^_^