sabato 31 agosto 2019

4-5 agosto, Marina di Ragusa (RG) e i Barceloneti

Domenica 4 agosto 2019
Sveglia presto e caccia ai grilli.
Marco riesce a stanare i tre della notte scorsa poi alle 8:15 partiamo da Licata, facendo colazione in navigazione.
Niente vento fino alle 11:30 quando si alza una bava di 4 nodi e di bolina riusciamo a procedere tra i 3 e i 4 nodi, ma almeno a motore spento! Lo "stato di grazia" dura solo un paio d’ore, poi dobbiamo riaccendere "il bricco", ma passata un'altra ora il vento ritorna: "ben" 7.5 nodi di bolina che ci fanno avanzare a 6 nodi mentre arriviamo in vista di Punta Secca, diventata famosa per essere stata la location della fiction del Commissario Montalbano. Vediamo chi, tra gli appassionati della serie, riconosce la casa del Commissario...
Punta Secca (RG) ©Valeriaderiso
Punta Secca (RG)
Alle 15:30 ormeggiamo al Porto Turistico di Marina di Ragusa, dove troviamo ad attenderci la nostra copia del Portolano n. 4 del Frangente, come promesso dal proprietario della Libreria del Mare di Palermo dove lo avevamo ordinato!
Marina di Ragusa (RG), Porto Turistico ©Valeriaderiso
Marina di Ragusa (RG), Porto Turistico
Mettendo a posto in pozzetto sollevo un asciugamano e... sorpresa!!! un altro grillone salta fuori! e ricomincia la caccia. Ne troviamo ben sette, nascosti ovunque, qualcuno vola via, qualcuno finisce in acqua e scopriamo che nuotano anche bene, purtroppo in porto ci sono le spigole, che fulminee ne fanno un sol boccone.
photo credit iltaodilao.blogspot.com
ecco come erano
photo credit iltaodilao.blogspot.com
Se avete tempo leggete l'articolo sui grilli del blog dove ho preso la foto, in Cina sono animali da compagnia proprio come per noi i cani e i gatti!
Espletate le pratiche per la registrazione facciamo una passeggiata sul lungomare. Benché la spiaggia sia molto affollata - oggi è domenica - il paese ci sembra molto carino e ben tenuto. Ovunque ci sono bidoncini per la raccolta differenziata e molta cura nelle strade.
Marina di Ragusa (RG) ©Valeriaderiso
Marina di Ragusa (RG)
Arriviamo nella piazza principale e scegliamo tra i bar uno un po’ defilato: si rivelerà una scelta azzeccata! È frequentato dalla gente del posto,  e  gelati e granite sono ottimi!
Marina di Ragusa (RG), No Plastic ©Valeriaderiso
Marina di Ragusa (RG), No Plastic
Nel frattempo si profila un altro bellissimo incontro: i "barceloneti" Claudia, Andrea e Daniel [che molti di voi, cari amici cari, conoscono bene] stanno arrivando a Modica con il loro camper: domani ci incontreremo! Per chi non li conoscesse specifico che questo incontro con loro ha dello straordinario perché, ci siamo conosciuti e frequentati per un anno in Toscana terra natia di Andrea, poi loro si sono trasferiti a Barcellona, e proprio oggi stanno per arrivare a Modica di cui è originaria Claudia. Non ci vediamo da un annetto e sarebbe bastato un giorno di scarto e non ci saremmo potuti riabbracciare!!
La nottata è "allietata" dall’elezione di una miss locale…glom! Dobbiamo sorbirci la musica a palla e le sciocchezze del presentatore per diverse ore prima di poter riuscire a prendere sonno, e domani ci aspetta una levataccia... erano meglio i grilli!

Lunedì 5 agosto 2019
Sveglia presto: abbiamo da prendere un autobus alle 8:15 che ci porterà a Ragusa città, e poi lì un altro per raggiungere NaturaSì, il supermercato biologico dove rimpinguare la nostra cambusa che scarseggia di alcune cose per noi fondamentali e introvabili altrove. Inoltre dobbiamo comprare una cartuccia nuova per la stampante, la nostra è esaurita e non possiamo stampare i documenti dell’assicurazione appena rinnovata, non vorremmo incorrere di nuovo in problemi con i controlli dei documenti, e a Marina non ci sono negozi dove poterla trovare.
Il tragitto da Marina in città richiede mezz’ora; un quarto d’ora d’attesa per l’autobus cittadino e altri venti minuti di tragitto, ma riusciamo ad arrivare al negozio. Facciamo una mega spesa, che riusciamo a trasportare - seppur con una certa fatica - grazie a due carrellini, e poi facciamo il percorso al contrario. Alle 13:00 siamo di nuovo a Marina e Claudia, Andrea e Daniel sono arrivati e ci aspettano sulla spiaggia. Tornando verso la barca percorriamo il lungomare finché non li troviamo. Che gioia rivedersi!!! Sara resta a fare il bagno con loro mentre io e Marco andiamo a sistemare velocemente la spesa a bordo. Poi li raggiungiamo, andiamo a mangiare qualcosa insieme e dopo pranzo torniamo sulla spiaggia.
Con i "Barceloneti" ©ClaudiaNardo
Con i "Barceloneti"
Marina di Ragusa ha una bella spiaggia libera di sabbia impalpabile e morbida, oggi molto meno affollata di ieri per fortuna, ovunque sono disseminati cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti e ci sono le docce di acqua dolce per tutti, lo trovo molto civile. Restiamo lì a lungo a fare bagni e chiacchierare e poi verso il tramonto torniamo verso la barca. Claudia, Andrea e Daniel vanno al camper a sistemarsi e Sara, curiosa di visitarlo, va con loro, poi ci raggiungono a bordo per cenare insieme. Dopo il pranzo in ora tarda di oggi e visto il caldo andiamo sul fresco e leggero: insalata greca con pomodori, feta, cipolle e olive e soppressata napoletana. Per dessert la cioccolata - gusti peperoncino, vaniglia e cannella - e i dolcetti modicani ripieni di carne (!!) che ci hanno portato i tosco-siculi-barceloneti!
Che bellissima giornata oggi! È difficile separarsi, chissà quando ci vedremo di nuovo, però una certezza l’abbiamo: ci rivedremo e, come è successo oggi, sarà come essersi visti fino al giorno prima!!
^_^

giovedì 29 agosto 2019

2-3 agosto, Scala dei Turchi (AG) e Licata (AG)

Venerdì 2 agosto 2019
Con il fido carrellino vado a comprare la birra in un supermercato vicino. Marco ha scoperto una birra locale con grani di sale, non filtrata che somiglia un po’ alla Ichnusa, si chiama Messina, gli piace molto così faccio un po’ di scorta. Ne approfitto per buttare plastica e vetro e per la prima volta trovo anche un bidone per conferire l’olio vegetale esausto! Evviva! cominciavo a pensare di dovermi portare dietro le bottiglie, dove lo stavo raccogliendo, per tutto il Mediterraneo!
Alle 11:30 lasciamo la Lega Navale di Sciacca e come al solito non c’è vento. Procediamo a motore fino alle 14:30 quando ne arriva un pochino, 7 nodi da SE, di bolina riusciamo a fare 4.5 nodi facendo un bordo un po' fuori per andare a vela.

Il nostro tentativo però fallisce miseramente, dopo solo mezz’ora dobbiamo arrenderci e accendiamo il motore.
Scala dei Turchi (AG) ©Valeriaderiso
Scala dei Turchi (AG)
Navighiamo fino alla Scala dei Turchi, subito prima di Porto Empedocle, dove arriviamo alle 17:45, ci fermiamo per fare un bagno e decidiamo di passare qui la notte.
A questa falesia di roccia sedimentaria si accede attraverso una salita somigliante a una grande scalinata naturale e il nome le deriva dalle passate incursioni di pirateria da parte dei saraceni, genti arabe e, per convenzione, turche.
Scala dei Turchi (AG) ©Valeriaderiso
Scala dei Turchi (AG)
In serata ammiriamo dei bei fuochi d’artificio che si specchiano sul mare.
Avremmo voluto fermarci a Porto Empedocle, dove avremmo potuto incontrare un’altra persona cara che non vediamo da molto tempo, Giovanna che è stata maestra di Sara per un anno (trasferita da qui in Toscana, ve la ricordate cari amici hippie?) e alla quale Sara è rimasta molto affezionata. Purtroppo però non ci è possibile ormeggiare in porto. Che peccato! Bisognerà trovare un’altra occasione. Durante la notte si rolla tantissimo, è impossibile dormire, così esasperati alle 3:30 salpiamo l’àncora e ci dirigiamo verso Licata, dove in ogni caso avevamo pensato di fare una tappa sulla nostra rotta e verso cui ci saremmo mossi domattina.

Sabato 3 agosto 2019
Alle 8:30 arriviamo a Licata, e diamo fondo all’àncora oltre il porto, in corrispondenza dello sbocco del fiume Salso.
Anche qui si rolla abbastanza, ma non in modo esagerato e insopportabile come davanti alla Scala dei Turchi.
Dalla barca, sulla costa, si possono ammirare un cimitero estremamente panoramico a picco sul mare e Castel Sant'Angelo, uno tra i rari esempi di fortezze barocche sorte in Sicilia nel XVII Secolo, edificato su progetto dell'ingegnere Camillo Camilliani (quello della Fontana Pretoria che abbiamo visto a Palermo). Ho letto che questo castello, inaugurato nel 1640, non subì mai attacchi di nessun genere, smilitarizzato, fu adibito a telegrafo ad asta, per servizio di Stato, dal 1849 al 1856; poi ai primi del '900 vi fu impiantato un "semaforo" con un presidio dell'Aeronautica Militare, che continuò a funzionare fino al 1965, anno in cui il Castello fu definitivamente abbandonato, per essere restaurato negli anni '80.
Licata, Castel Sant'Angelo ©Valeriaderiso
Licata, Castel Sant'Angelo e, sotto, il cimitero sul mare
L’acqua è sporca, per niente invitante e piena di polmoni di mare. Sotto la chiglia della barca ne passano a decine, di diverse dimensioni.
Polmone di mare (Rhizostoma pulmo) ©Valeriaderiso
Polmone di mare (Rhizostoma pulmo)
Polmone di mare (Rhizostoma pulmo) ©Valeriaderiso
Polmone di mare (Rhizostoma pulmo)
Il Polmone di mare (Rhizostoma pulmo), che sicuramente molti di voi avranno visto dal vivo perché è una specie comunissima, vive lungo le coste e non si incontra mai molto a largo, è la più grande medusa del Mediterraneo. Può raggiungere i 60 cm di diametro e la superficie esterna dell'ombrella non è urticante. Non so quante volte sulla spiaggia di Tirrenia mi è capitato di impedire ai bambini di sotterrare sotto la sabbia le povere meduse arrivate quasi a riva, dimostrandogli che basta spingerle via, al largo, senza danni; spessissimo Sara veniva a chiamarmi disperata quando le sue rassicurazioni sul fatto che non fossero pericolose non venivano ascoltate. Il Polmone di mare, detto anche Botte di mare per le notevoli dimensioni che raggiunge, si nutre di plancton che aspira attraverso piccole aperture presenti sulle 8 braccia orali, dalla cui forma - che ricorda i polmoni umani - deriva il suo nome. Non uccidiamole e impediamo di farlo a chi non le conosce! Sono cibo per le tartarughe marine!
Nel pomeriggio il vento monta a 25 nodi di maestrale, l’onda che ci ha fatto rollare tutto il giorno si spiana e la calura scioglie la sua morsa. Prima di cena ci spostiamo un po’ più avanti, verso la diga foranea in modo da avere un maggiore ridosso al vento.
Prima di andare a dormire sentiamo il frinire di un grillo vicinissimo e molto forte... controlliamo nel pozzetto ma non riusciamo a trovare nulla.
Durante la nottata il frinire si fa sempre più intenso e forte, tanto da svegliare Marco che ritorna in pozzetto e trova tre grilli enormi, infilati nei buchi dove passano le cime del carrello della randa... impossibile stanarli.
Stanotte non rolliamo, ma ci sono i grilli a fare il concertino.
^_^

martedì 27 agosto 2019

1 agosto, Sciacca e Martino

Giovedì 1 agosto 2019
Alle 8:45 salpiamo alla volta di Sciacca. Perché Sciacca? Per due motivi: perché preferiamo fare spostamenti brevi e soprattutto perché a Ribera, poco lontana nell’entroterra, vive una persona che desidero vedere da moltissimi anni. Se riusciremo ad organizzare il nostro incontro andremo all’ormeggio alla Lega Navale, altrimenti resteremo fuori dal porto tra la diga foranea e Capo Coda di Volpe.
Scambiamo qualche sms e, sì! si fa! non solo, ci ha invitati a cena a casa sua!!!
Ora vi svelo chi è, un po’ di pazienza. Vi dò qualche indizio e vediamo chi indovina (forse Luna indovinerà, forse hai già indovinato, eh Luna?): è un lui, lo nomino spesso, l’ho fatto anche di recente in questo diario, perché è il mio guru in cucina (insieme a Claudia!), l’ho "conosciuto" tanti anni fa, nel 2006 per la precisione, come curatore di un sito che si occupava di cultura enogastronomica dove gli utenti iscritti potevano postare e condividere le proprie ricette, e scambiare chiacchiere ed opinioni tra di loro in un forum, di cui Lui era anche moderatore. Nel periodo in cui io pubblicavo le mie ricette su questo sito e bazzicavo nel forum io e Marco vivevamo sulla Filibusta e portavamo le persone a bordo in vacanza durante l’estate, Marco come Capitano io come Mozzo-Cuoca. Tra le chiacchiere nel forum questa cosa era emersa, inoltre era tra le note personali del mio profilo di presentazione. Così, Lui, in occasione di una manifestazione che si tenne nell’aprile del 2008 a Castigliocello (LI), La Rotta del Vino, organizzò un corso di Alta Cucina di Bordo articolato in due giorni, con il quale intendeva dimostrare che l’Alta Cucina non è per forza complicata, ma può essere così semplice da poter essere realizzata anche a bordo di una piccola imbarcazione. Mi chiese di partecipare in qualità di esperta di cucina di bordo, in affiancamento a lui e ad un cuoco vero, Claudio Rizzo dell’EnoPizza&Ristò di Rosignano Solvay. Fu in quella occasione che ci incontrammo fisicamente per la prima volta e la simpatia virtuale diventò reale, prolungandosi lungo tutti questi anni in cui, a fasi alterne e in modi diversi, ci siamo tenuti in contatto. Insomma avete capito o no chi è? va beh, ve lo dico: Martino Ragusa! Gastronomo, scrittore, giornalista pubblicista, blogger, autore televisivo e teatrale, medico psichiatra, una persona eclettica di profonda cultura e di grandissima simpatia.
Insomma… partiamo da Mazara verso Sciacca per il fatidico incontro. Il vento "ci dà buono" illudendoci per un’ora dalle 10:30 alle 11:30 soffiando da S-SE con una bellissima bolina che ci fa filare a 8 nodi, ma poi cala di botto e dobbiamo procedere a motore fino all’arrivo alle 14:30.
Prima di entrare in porto andiamo davanti al Capo Coda di Volpe, un enorme sperone di roccia bianca a picco sul mare, per fare un tuffo.
Sciacca ©Valeriaderiso
Sciacca
Esattamente un’ora dopo siamo ormeggiati alla Lega Navale di Sciacca dove i costi sono molto contenuti rispetto alla media che di solito ci viene richiesta, "solo" 70 € per una notte. Ci informiamo su dove e come prendere un autobus per raggiungere Ribera e dopo esserci preparati ci incamminiamo a piedi per una salita sotto il sole a picco. Lungo la strada incontriamo un punto panoramico dal quale si sarebbe potuta ammirare, a 16 miglia dalla costa, l’Isola Ferdinandea, se non si fosse inabissata poco tempo dopo essere emersa a causa di un’eruzione vulcanica sottomarina.
Sciacca, Isola Ferdinandea ©Valeriaderiso
Sciacca, Isola Ferdinandea
L’eruzione si verificò nel luglio 1831 e si protrasse fino a formare una piattaforma rocciosa di 4000 mq per 65 metri di altezza, che di primo acchito attirò l’attenzione degli inglesi, il primo ad approdare fu infatti l'ammiraglio James Graham che ci piantò bandiera britannica. Dopo qualche giorno però una delegazione francese arrivò sull’isola battezzandola con il nome di Julia, questo finché anche un gruppo di ricerca finanziato dai Borboni riuscì a mettere piede sull'isola battezzandola con il nome di Ferdinandea, in onore del re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II. Il conflitto per il possedimento dell'isola venne vinto dalla stessa isola, quando quest’ultima si inabissò cinque mesi dopo.
Pian piano arriviamo in cima al paese dove curiosiamo un po' tra i vicoli e ammiriamo la Basilica.
Sciacca, Basilica ©Valeriaderiso
Sciacca, Basilica
Siamo un po’ in anticipo rispetto all’orario di partenza dell’autobus e così ci riposiamo all’ombra osservando gli anziani del posto giocare a bocce.
Sciacca, il gioco delle bocce ©Valeriaderiso
Sciacca, il gioco delle bocce
Dopo un tragitto di circa mezz'ora siamo a Ribera, dove Martino viene a prenderci con il suo pandino da "ragazzo di campagna", come lo ha definito lui, e che - come osserva Sara - profuma di mandorle. Baci e abbracci e pura gioia di rivedersi! Andiamo a casa sua, subito fuori dell’abitato tra orti e olivi, e circondata da un meraviglioso giardino, pieno di piante più o meno rare, che cura con amore e che finora avevo potuto ammirare solo in foto. La casa di Martino è proprio come lui, semplice ma anche originale, ricca della sua storia personale e soprattutto accogliente. La cucina è meravigliosa, in muratura, con attrezzi e attrezzini ovunque, e comodissimi piani di lavoro.
A cena da Martino, Minestra di tenerumi
A cena da Martino, Minestra di tenerumi
Ci ha preparato la zuppa di tenerumi, che normalmente si prepara con la pasta, ma che stasera mangeremo con il riso (per via della mia intolleranza al glutine), e insieme prepariamo uno splendido scorfano alla ghiotta, arricchito da cozze, vongole e gamberoni rossi di Mazara, tutto innaffiato da un ottimo vino biologico.
A cena da Martino, Scorfano
A cena da Martino, Scorfano
Nella cucina di Martino
Nella cucina di Martino
Nella cucina di Martino, Piccola aiutante
Nella cucina di Martino, Piccola aspirante cuoca
Durante la preparazione scopro che esistono le cozze DOP! Ve l’ho detto che è un vero maestro, o no?
© Martino Ragusa - Cozze DOP
© Martino Ragusa - Cozze DOP
© Martino Ragusa - Cozze DOP
© Martino Ragusa - Cozze DOP
Per dessert ci delizia con uno squisito gelato alle fragoline di bosco che vengono coltivate qui, portate molti anni in Sicilia dai reduci di ritorno dalla Grande Guerra, dal Trentino o forse dal Friuli, hanno trovato il clima ideale e sono diventate presidio Slow Food. La gelateria che lo prepara le congela quando c’è la raccolta e ci fa il gelato tutto l’anno. Vi devo descrivere quanto era squisito?
 A cena da Martino
 A cena da Martino
 A cena da Martino
 A cena da Martino
Ceniamo in giardino, tra chiacchiere e risate, con una naturalezza e una piacevolezza che sono possibili solo quando si è affini e che non necessitano una frequentazione assidua proprio grazie a questa affinità. Prima di salutarci Martino ci riempie di regali: le olive in salamoia dei suoi alberi, la confettura di albicocche fatta da lui, il sughino della ghiotta che è avanzato e che domani useremo per farci il risotto, l’olio extravergine d’oliva dei suoi oliveti e, dulcis in fundo, una copia del suo ultimo libro "Cucina Siciliana di Popolo e Signori 2"!
Cucina Siciliana di popolo e signori 2 - Martino Ragusa
Cucina Siciliana di popolo e signori 2 - Martino Ragusa 
(Io ho anche il primo volume, e ve li consiglio caldamente entrambi! Sono ordinabili scrivendo direttamente all'editore ordini@edizionimomenti.it, o qui).
Ora, speriamo che non passino altri 11 anni prima di rivederci!

domenica 25 agosto 2019

30-31 luglio, Trapani - Mazara del Vallo (TP)

Martedì 30 luglio 2019
Di buon'ora torno al Mercato del Pesce, dal solito simpatico pescivendolo - Betto [siamo entrati in confidenza!! ehehe]- che oggi ha le triglie, di cui Sara è ghiotta, ne chiedo 6 me ne ritrovo 8… ho capito: bisogna stare attenti e calibrare le richieste considerando l’aumento automatico delle quantità! Passo anche a prendere dell’altra frutta e verdura al vicino banchetto sul molo dei pescatori, del pane (a proposito, ancora non mi è riuscito di trovare del pane buono qui in Sicilia, a parte delle "moffolette" prese da Ecologica a Palermo, se ci sono lettori siciliani si accettano suggerimenti) e poi rapidamente torno a bordo.
Ieri, durante la visita alla Torre di Ligny, il professor Torre ci ha raccontato la leggenda trapanese del Pirata Serisso che, nel Medioevo, attaccava le navi dei Mori e li catturava vendendoli come schiavi. Durante una delle sue incursioni catturò il figlio di un Bey turco insieme alla giovane moglie e se li portò in casa, dalla sua bellissima moglie. Col tempo la moglie di Serisso diventò l'amante del figlio del Bey che la convinse a scappare, per tornare con lui nel suo paese. Una notte i due svuotarono il forziere del pirata e insieme alla moglie del ragazzo partirono per la Turchia. Nel frattempo il pirata Serisso, scoperto cosa era successo, decise di vendicarsi. Salpò per andare a cercare la traditrice e il figlio del Bey, ma durante la navigazione fu a sua volta catturato dai pirati barbareschi e ridotto in schiavitù su una galera. Dopo due anni di patimenti, stremato, con barba e capelli lunghi fu messo in vendita e acquistato da una coppia… il figlio del Bey e la moglie che lo aveva tradito e abbandonato! Nelle condizioni in cui era non fu riconosciuto. Da schiavo riuscì a vendicarsi: uccise per primo l'amante della moglie, poi tagliò la testa alla moglie infedele e infine ritornò a Trapani con la vedova del figlio del Bey e portando in un sacco la testa della moglie, per esporla su un palo davanti alla sua abitazione. Sposò la vedova del figlio del Bey e quando la testa si decompose, mise al suo posto una testa di marmo che, ancora oggi, si trova all’ingresso della via che porta il suo nome, via Serisso. Mi ero dimenticata di questo racconto finché oggi, tornando al Marina, mi sono imbattuta proprio in questa testa! La foto non è un granché, l'ho scattata al volo con il cellulare, ma rende l'idea!
Trapani, Testa di Marmo Via Serisso ©Valeriaderiso
Trapani, Testa di Marmo Via Serisso
Alle 12:30 molliamo gli ormeggi, ma oggi partiamo da soli perché Luciano e Gigliola devono sistemare anche loro un problema al motore quindi rimarranno un altro giorno. Abbiamo circa 10 nodi di poppa, proviamo ad aprire le vele ma ci vuole un minimo di ausilio con il motore. Alle 13:30 finalmente spegniamo "il bricco", ma la pacchia dura solo un'ora, il vento gira e cala del tutto, dunque riaccendiamo il motore lasciandoci Marsala al traverso. Passato Capo Boeo all'altezza di Punta  Parrino tornano 16 nodi di vento in poppa, ma abbiamo corrente contraria che ci toglie almeno un nodo così procediamo a 4,5/5 nodi. Strambiamo un paio di volte e alle 18:30 siamo all’àncora nell’avamporto davanti a Mazara del Vallo.
Mazara del Vallo, Cattedrale ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Cattedrale
Dalla barca vediamo un bel lungomare alberato e la facciata della Cattedrale; speriamo di poter scendere domattina per visitare la città.

Mercoledì 31 luglio 2019
Sentiamo Luciano e Gigliola, hanno deciso di tornare verso Levanzo e Favignana e poi da lì cominciare la rotta che li riporterà a Livorno. Hanno in programma di salpare durante la notte ed andare verso la Sardegna del sud.
È stato bellissimo navigare insieme, ci dispiace che le nostre strade si dividano, ci mancheranno.
Stamattina non c’è vento, la situazione è molto tranquilla per cui decidiamo di scendere a terra. Con il gommone ci addentriamo nel porto canale che ha una chiara impronta di porto pescatori.
Mazara (il nome,  che ha origine fenicia, significa "la rocca" inteso come approdo roccioso) si affaccia sul Canale di Sicilia, nello stesso punto in cui i Cartaginesi, già nel 409 a.C. l’occuparono, ed è attraversata dal fiume Mazaro che sfocia nel porto lungo un largo canale sulle cui sponde sono ormeggiate grosse barche da pesca; chiediamo a dei pescatori dove poter lasciare il gommone per un paio d’ore e ci suggeriscono di andare poco più avanti dove c’è un peschereccio appena rientrato e ormeggiato davanti a delle scalette ricavate nella banchina. Arrivati alla barca in questione parliamo con i pescatori a bordo che, gentilissimi, ci lasciano legare il gommone accanto a loro.
Scendiamo a terra e ci addentriamo nei vicoli della Kasbah.
La città di Mazara conobbe un grande splendore culturale, economico ed edilizio nel corso della dominazione musulmana.
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Gli Arabi sbarcarono qui per la prima volta il 16 giugno 827.  Nell'impianto viario della Kasbah si trovano tracce evidenti della dominazione araba: vicoli, archi e cortili di carattere islamico i cui muri sono decorati da maioliche a tema marino o con disegni che narrano aneddoti di storia locale. Uno fra tutti la storia del brigante Sataliviti, al secolo Antonio Catinella, così chiamato per la sua abilità nel saltare i filari di vite durante gli inseguimenti, una sorta di Robin Hood nostrano, visto che aborriva il sangue, cercava di evitare delitti e vendette e devolveva a beneficio del popolo i proventi dei suoi rapimenti e dei suoi furti. Fu uno dei briganti più famosi ai tempi dei Viceré che non potendo tollerare una figura del genere gli mossero contro un intero esercito; lui non volle ingaggiare battaglie, licenziò tutti i briganti al suo seguito, fuggendo prima a Roma e poi in Toscana, a Livorno. Qui fu catturato dalle guardie del Granduca attratto dalla fama dei tesori che il brigante aveva accumulato nel corso delle sue imprese. Sataliviti sentendosi perduto confidò ad un compagno di cella l'esatta ubicazione del suo tesoro, e fu giustiziato a Palermo dopo un processo sommario l'11 maggio 1706 all'età di circa 28 anni.
Mazara del Vallo, il Brigante Saltaliviti ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, il Brigante Saltaliviti
Questo pannello è all'ingresso del cortile dove pare fosse la casa del famoso brigante.
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mazara del Vallo, Kasbah ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Kasbah
Mentre passeggiamo ci imbattiamo in una simpatica signora del posto che ci chiede da dove veniamo, ci mostra un vicolo cieco chiamato La Trappola, dove i saraceni bloccavano e sterminavano i romani, e ci suggerisce di andare a visitare la vicina Chiesa di San Francesco, che ora è aperta e a breve chiuderà. Il suggerimento vale davvero la pena: il custode ci fa visitare dapprima una piccola mostra in un locale adiacente la chiesa, che ospita le riproduzioni in scala delle chiese di Mazara, tutte opere del suo ingegno e tutte realizzate con estrema cura dei particolari utilizzando materiali di riciclo. Poi passiamo nella chiesa adiacente: la facciata piuttosto austera e quasi insignificante cela all'interno uno spettacolo inaspettato!
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Il trionfo del barocco in stucchi, affreschi, statue, fregi, bassorilievi e intarsi ne coprono ogni centimetro quadrato. Anche per chi non ama questo stile ridondante è difficile non apprezzare la magnificenza di questa piccola chiesa, eretta verso la fine dell’XI secolo dal Conte Ruggero d’Altavilla e quasi interamente ricostruita in stile barocco nel 1680.
Mazara del Vallo, S.Francesco ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Francesco
Proseguendo arriviamo in Via di Porta Palermo, quella che una volta era la via commerciale più fiorente del centro storico, molti negozi sono purtroppo chiusi e il sindaco ha voluto che le saracinesche fossero dipinte creando un museo a cielo aperto.
Mazara del Vallo, Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Le Saracinesche di Via di Porta Palermo
Andando avanti arriviamo alla Chiesa di Sant’Ignazio fondata nel 1701, a pianta ellittica, il cui tetto è crollato negli anni trenta del '900 e che è rimasta visitabile così com’è, senza tetto. Ha un suo fascino proprio per questo tetto/cielo e per la pianta, insolita in una chiesa.
Mazara del Vallo, S.Ignazio ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, S.Ignazio
Proprio di fronte alla chiesa di Sant’Ignazio si trova il complesso dell'ex Chiesa di Sant'Egidio che ospita il Museo del bellissimo Satiro danzante, statua bronzea greca del IV secolo a.C.. Questa statua, di squisita fattura, è un raro esemplare di opera bronzea, nell'antichità infatti in caso di necessità belliche o di reperimento di metalli questi manufatti venivano fusi. Nella primavera del 1997 rimase impigliata nelle reti del Motopesca mazarese Capitan Ciccio, che pescava nel Canale di Sicilia, la gamba sinistra. Quasi un anno dopo lo stesso peschereccio tirò su anche il corpo privo delle braccia e dell'altra gamba.
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Mazara del Vallo, Satiro danzante ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo, Satiro danzante
Dopo aver ammirato a lungo il Satiro dalle forme armoniche ed eleganti, ci spostiamo poco lontano per visitare un piccolo gioiello di Mazara, il Teatro del Popolo, Intitolato a Garibaldi ma che con Garibaldi - come ci tiene a sottolineare il signore che ce ne illustra la storia - non ha proprio nulla a che fare. È infatti un teatro nato per il popolo e per volere del popolo, tanto è vero che non c’è il palco reale e in origine non c’erano sedie nella platea, ma gli spettatori del parterre assistevano allo spettacolo in piedi. Quello che lo rende particolarissimo è che è stato interamente costruito con il legno di risulta delle barche da pesca dagli stessi maestri d’ascia che costruivano quelle barche. Sulla sommità del palcoscenico invece che lo stemma dei Borbone c’è il simbolo della Trinacria, che valse una multa al popolo per l’affronto fatto ai regnanti.
© Mazaracapitale.it
photo credit Mazaracapitale.it
Passiamo per la vicina pro loco e scambiamo due chiacchiere con la signora che se ne occupa, le parliamo della bella sorpresa che abbiamo avuto visitando Mazara che merita di essere maggiormente conosciuta,; lei ci dice che sono anni che lavorano a questo scopo e che molto lentamente cominciano ad arrivare i desiderati turisti. Le promettiamo di farle pubblicità, non mancate di venire a visitarla se doveste capitare da queste parti! Oltre quello che vi ho mostrato c'è ancora tanto altro da vedere visto che con l’avvento dei Normanni, a partire dal 1072, sorsero chiese, conventi e monasteri, Mazara del Vallo divenne Città Regia e fu dotata di un castello in riva al mare e di mura possenti, e nel 1093 fu costruita la Cattedrale che sorse al posto della Moschea grande, per non parlare dei numerosi esempi di barocco siciliano.
Mazara del Vallo ©Valeriaderiso
Mazara del Vallo
Prima di tornare a bordo ci fermiamo in una pasticceria a comprare due cannoli per Marco e Sara e il solo ripieno per me. Dall'esterno si vede Maramea, placida e solitaria, ormeggiata nella baia.
 Super Maramu, Maramea a Mazara del Vallo ©Valeriaderiso
Maramea a Mazara del Vallo
Tornando a prendere il gommone troviamo il pescatore che ci ha dato ospitalità che sta per andar via, sollevato nel vederci perché si preoccupava di lasciarlo incustodito. Molto gentili e accoglienti questi Mazaresi! Passiamo il pomeriggio a bordo ascoltando il richiamo del Muezzin alla preghiera. Qui  sembra esserci la vera integrazione delle culture.
^_^

venerdì 23 agosto 2019

28-29 luglio, Trapani

Domenica 28 luglio 2019
Alle 7:45 siamo già in rotta verso Trapani. Abbiamo 15 nodi di vento di Ponente quasi di poppa, e con tutte le vele a riva facciamo circa 5 nodi. C’è onda lunga da Nord-Ovest e rolliamo parecchio, naturalmente questo dà noia alle vele che perdono portanza quando entriamo nel cavo dell’onda. Stavolta non giriamo intorno a Levanzo, come abbiamo fatto venendo da San Vito, passiamo davanti all'Isola Formica che, abitata nel corso dei secoli da Fenici, Cartaginesi, Greci, Italici, Romani, Arabi, Normanni, ospita ancora una vecchia tonnara un tempo di proprietà dei Florio, con i resti di due antichi edifici, oltre a una costruzione fortificata con una torre, su cui è costruito un faro, un mulino e una chiesetta molto antica. Oggi appartiene a una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
Trapani, Isola Formica - Tonnara ©Valeriaderiso
Trapani, Isola Formica - Tonnara
Alle 9:40 già siamo a Trapani. Chiamiamo il VTS e chiediamo il permesso di accesso al porto e di dare àncora davanti all’Isola della Colombaia, all'estremità est del porto, che fa da diga foranea all’avamporto e offre un buon ridosso dalle grosse onde che si sono formate a causa del vento degli scorsi giorni. Poco dopo arrivano anche Luciano e Gigliola con Walrus e danno àncora poco distanti da noi, anche se la loro intenzione è di andare in un Marina perché hanno bisogno di fare rifornimento d’acqua.
Trapani, Isola e Castello della Colombaia ©Valeriaderiso
Trapani, Isola e Castello della Colombaia
L’Isola della Colombaia che ospita il Castello omonimo, è detta anche Torre Peliàde o Castello di mare. È un'antica fortezza medievale alta 32 metri, composta da quattro piani sovrapposti, con il primo adibito a cisterna, mentre l’ingresso originario si trovava al secondo piano. I primi documenti storici fanno invece risalire la fortificazione al tempo della prima guerra punica, ad opera del cartaginese Amilcare Barca. Il nome odierno Colombaia è il calco linguistico del nome dell'isolotto in greco, Peliàdes, Πελειάδες (da πέλεια, colomba, specificamente Columba livia), da cui deriva appunto anche il nome alternativo di Torre Peliàde. Nel 249 a. C. si svolse a Trapani un'importante battaglia navale che vide i Romani duramente sconfitti dai Cartaginesi. Due anni più tardi il console romano Numerio Fabio Buteone attaccò e conquistò in una sola notte l'isolotto della Colombaia, uccidendo tutti i suoi occupanti. Dopo la conquista romana la torre cadde in abbandono e fu ridotta a nido per le colombe, che erano state usate come mezzo comunicazione. Durante quel periodo fu probabilmente sede del culto pagano della dea Venere Ericina, della quale le colombe erano animale sacro. Furono gli Arabi a restaurarne l'uso come faro, e poi durante il medioevo che venne ricostruita dagli aragonesi nell'attuale forma ottagonale. Fu ampliata intorno al 1400, e divenne una fortificazione durante il regno di Carlo V, per difendere la città dalle incursioni barbaresche. Le ultime trasformazioni le subì nell'XVII secolo su ordine del viceré Don Claudio La Moraldo, Principe di Ligny. Sul muro esterno della torre si può leggere ancora la lapide fatta affiggere nel 1671 dal Principe. Dismessa la destinazione militare, venne trasformata in prigione dai Borboni, dopo i moti del 1821 e fino al 1860 ospitò i patrioti siciliani del Risorgimento. Venne impiegata come carcere fino al 1965, quando fu inaugurato il nuovo carcere di Trapani, è poi caduta in stato d'abbandono. Negli anni novanta venne restaurata la torre pericolante, mentre sul resto del castello la soprintendenza regionale dei Beni culturali non poté intervenire perché appartenente al demanio statale. Nel 2009 fu individuata dal Fondo per l'Ambiente Italiano come "Luogo del cuore degli italiani", poiché il monumento in stato di fatiscenza ed abbandono, era privo di interventi di restauro. Solo il 3 dicembre 2010 il "decreto della Colombaia" è stato firmato dal Presidente della Repubblica, trasferendo così il bene dallo Stato alla Regione Siciliana, che ne ha annunciato il restauro, il cui appalto è stato assegnato a giugno di quest'anno, dopo "soli" nove anni!

Il VTS nel darci il permesso di ingresso e ancoraggio ci avvisa che la barca non può essere lasciata incustodita, quindi Marco decide che porterà a terra me e Sara, insieme a Gigliola, e che lui tornerà a bordo. Alle 10:30 siamo sulla banchina con la spazzatura da buttare; c’è un piccolo mercato di frutta e verdura freschi e lungo il molto sono ormeggiate le barche da pesca, ma non ci sono cassonetti! Scambiamo due chiacchiere con i pescatori per cercare di capire se c’è una soluzione, qui fanno il “porta a porta” e hanno eliminato i cassonetti pubblici e loro non sanno come aiutarci.
Facciamo un rapido giro a piedi e ci rendiamo conto che, nonostante ci siano rifiuti abbandonati un po’ dappertutto, non c’è nemmeno un cestino. Torniamo nella piazzetta dove eravamo sbarcate e vediamo dei cassonetti differenziati davanti ad un bar. Entro e chiedo la cortesia di buttare almeno il vetro - pochi pezzi - e la plastica. Il ragazzo con cui parlo, gentilissimo, mi dà il permesso e sottolinea che se non glielo avessi chiesto vedendomi si sarebbe arrabbiato; del resto non mi sarei mai sognata di usare quei cassonetti senza chiedere nulla a nessuno. Per ricambiare il favore ci sediamo ad uno dei tavolini che sono davanti all’ingresso e consumiamo qualcosa. Poi facciamo una passeggiata ed andiamo a visitare la vicina Torre di Ligny che - caso fortunato - è stata riaperta al pubblico proprio ieri.
Trapani, Torre di Ligny
Anche questa Torre fu costruita nel 1671 per volontà del Principe da cui ha mutuato il nome, il viceré  Don Claudio La Moraldo, rientrando nel progetto di fortificazione della città che comprendeva anche l'ammodernamento della Colombaia e le mura cittadine. Fu armata di cannoni e munita di fari - serviva da fortezza di segnalazione e di avvistamento - rimanendo presidio militare fino al 1862. Successivamente venne utilizzata come  postazione del telegrafo ad asta e stazione semaforica, mentre durante l'ultima guerra mondiale è stata utilizzata dalla Marina Militare per la difesa antiaerea.
All’ingresso-biglietteria c’è un simpatico signore che ci racconta la storia della Torre, e vedendoci interessate ad ascoltarla si dilunga in particolari, leggende e aneddoti di storia locale; scopriremo poi che si tratta del prof. Francesco Torre, trapanese doc, docente - in pensione - di Geoarcheologia alll'Università degli Studi di Bologna e presidente dell'Associazione Siciliantica. La Torre di Ligny oggi ospita una mostra dedicata alla storia e alla preistoria del Trapanese, oltre che dei modellini in scala di barche romane, puniche e da pesca eseguiti come tesi di laurea da alcuni studenti del prof. Torre.
Ipotesi di Trireme romana, scala 1:20 ©Valeriaderiso
Ipotesi di Trireme romana, scala 1:20
Dalla terrazza della Torre si gode di un panorama magnifico sulle Mura di Tramontana...
Trapani, Mura di Tramontana ©Valeriaderiso
Trapani, Mura di Tramontana
sulla Colombaia e la Casina Nasi, un villino in stile Liberty posto su una sottile lingua di terra, tra la Torre di Ligny e il Castello della Colombaia.
Trapani, Casina Nasi ©Valeriaderiso
Trapani, Casina Nasi
Prima di tornare a bordo facciamo un po’ di spesa al banco di frutta e verdura di fronte ai pescherecci e poi chiamo Marco perché ci venga a riprendere.
Una volta in barca mi annuncia che abbiamo un problema al motore: sale oltre i 2.000 giri solo quando è in folle, se ha le marce inserite non va oltre i 1.500, e dovrebbe invece arrivare a 3.200! Insieme a Luciano fanno vari controlli e prove senza venire a capo del problema. Cercando su internet trova un Marina di Trapani dove c’è il Volvo Service (noi abbiamo un motore Volvo), chiama per verificare se hanno posto e quali sono i costi, oltre ad informarsi se è possibile avere un meccanico: ci richiameranno nel pomeriggio per farci sapere. Ora non ci resta che aspettare e sperare che non costi tanto, che abbiano disponibilità e che il problema che abbiamo non sia tanto grave da costarci un occhio della testa sia in termini di intervento che per la sosta che probabilmente potrebbe derivarne.
Alle 17:30 ci chiamano: il posto c’è. Hanno provato a contattare il meccanico, ma oggi è domenica e, ovviamente, non lo hanno trovato; la tariffa è 110 € a notte, e ci è andata bene perché altrove ce ne hanno chiesti 157. Luciano e Gigliola, che avrebbero dovuto andare all’ormeggio già stamattina rimandano a domani, così restiamo tutti all’àncora alla Colombaia.
Durante la seconda metà della giornata il vento monta sempre di più, fino ad arrivare a 30 nodi durante la notte, ma il mattino dopo è già calato e noi abbiamo dormito tranquilli per il buon ridosso.

Lunedì 29 luglio 2019
Alle 9:00 Luciano e Gigliola si spostano verso un Marina vicino alla banchina dove ormeggiano i pescherecci, noi dopo circa un’ora siamo all’ormeggio nel Marina Arturo Stabile, più verso il centro cittadino. Marco va nell’ufficio per sbrigare le pratiche di registrazione e per chiamare il meccanico che - orrore - non è disponibile prima di giovedì; parlano di cosa ha già controllato e il meccanico gli suggerisce di verificare lo stato della turbina e poi magari di richiamarlo.
Accanto a noi è ormeggiato un Grand Soleil 50 con a bordo tre bambini, due sorelline e il loro cuginetto, con i rispettivi padri - fratelli tra di loro - e i nonni. Festa grande per Sara che fa subito amicizia e va a giocare con loro.
Mentre Marco si mette al lavoro e Sara è in compagnia dei suoi nuovi amici io, armata di carrellino e macchina fotografica, vado a fare la spesa e qualche foto in giro per la città.
Trapani è affascinante. Ha un'aria molto nordafricana per i colori e il colpo d'occhio complessivo, ma nel centro storico ci sono numerosi esempi del famoso barocco siciliano e molti palazzi in stile Liberty, che trova nella Casina delle Palme il suo esempio più significativo.
Trapani, Casina delle Palme ©Valeriaderiso
Trapani, Casina delle Palme
Realizzata su progetto di Francesco La Grassa nel 1922 e comunemente conosciuta dai trapanesi come "Chalet", era utilizzata nelle sere d'estate come luogo d'incontro o caffè letterario per l’élite del tempo. La costruzione si sviluppa su due piani e ingloba una bellissima palma che attraversando il tetto spunta e si staglia contro il cielo. Lo spazio all’aperto accoglieva degli spettacoli di cabaret che si svolgevano su un palco costruito poco distante. Dopo la guerra, nel 1947, la Casina delle Palme venne ristrutturata dall'ingegnere Andrea Lipari e divenne così un teatro all’aperto. Quest'anno è stata oggetto di lavori di restauro e da pochi giorni è stata riaperta come cinema all'aperto.
Proseguendo mi imbatto nella Fontana di Saturno che venne costruita nel 1342 dalla famiglia Chiaramonte per celebrare il primo acquedotto che portò l'acqua dal monte Erice sin dentro le mura della città.
Trapani, Fontana di Saturno ©Valeriaderiso
Trapani, Fontana di Saturno
La fontana è sormontata dalla statua di Saturno, padre protettore di Trapani in età pagana.
Subito di fronte noto una palazzina i cui balconi hanno un curioso decoro... chi indovina cosa ospitavano queste stanze nel primo ventennio del novecento?
Trapani, ex-Casino ©Valeriaderiso
Trapani
Andando avanti arrivo alla Torre dell'Orologio che faceva parte dell’assetto di difesa della città cartaginese costituito da quattro torri d’avvistamento e quattro porte d’accesso che si aprivano su una possente cinta muraria.
Trapani, Porta Oscura e Torre dell'Orologio ©Valeriaderiso
Trapani, Porta Oscura e Torre dell'Orologio
Questa, sormontata dalla torre detta "dell’orologio" per la presenza dell’Orologio Astronomico, realizzato nel 1596 con i quadranti del sole e della luna, è Porta Oscura.
Trapani, Orologio Astronomico ©Valeriaderiso
Trapani, Orologio Astronomico
Continuo la mia passeggiata e arrivo nella Piazza del Mercato del Pesce, che un tempo sorgeva fuori dall'antica cinta muraria; costruita nel 1874,  ha un ampio porticato con archi a tutto sesto ed al centro una fontanella con la Venere che esce dal mare.
Trapani, Piazza Mercato del pesce ©Valeriaderiso
Trapani, Piazza Mercato del pesce
Ristrutturata di recente, la piazza non ospita più il mercato del pesce, come mi illudevo io, ma è utilizzata per eventi culturali, e oggi è ingombra di auto e furgoni, tanto che mi è difficile fare una foto decente.
Da qui parte una stupenda passeggiata di circa un chilometro lungo le Mura di Tramontana fino al Bastione Conca; facevano parte delle mura perimetrali della città durante la dominazione spagnola e sono accessibili dalle due estremità o da scalinate che ne intervallano il tragitto; subito sotto c'è una lunga spiaggia poco fruibile in questi giorni a causa del vento e della forte risacca.
Trapani, Vista dalle Mura di Tramontana e Bastione Conca e Torre di Ligny ©Valeriaderiso
Trapani, Vista dalle Mura di Tramontana: Bastione Conca e Torre di Ligny
Mentre passeggio lungo le mura provo a chiamare Gigliola, dal momento che mi sembra di essere abbastanza vicina a dove sono ormeggiati con Walrus, ma il telefono è occupato; quando sto per tornare indietro mi richiama e mentre rispondo mi affaccio ad un muretto che dà sui vicoli della città e la vedo! scendo rapida le scale che portano alla stradina sottostante ed insieme andiamo verso il mercato del pesce che è accanto al molo dei pescherecci.
Trapani, Porta nelle Mura di Tramontana @Valeriaderiso
Trapani, Porta nelle Mura di Tramontana
Oggi è lunedì ed è risaputo che di lunedì non si dovrebbe comprare il pesce, dato che i pescherecci la domenica non possono uscire a pescare, ma non ne teniamo conto e ci avviciniamo ad un banco dove prendiamo dei naselli. Ne chiedo due, me ne danno tre e me ne regalano uno, il pescivendolo è spiritoso e allegro e il prezzo è buono, per cui non protesto e torno in barca con quasi 1 chilo e 800 grammi di naselli!
Al mio arrivo una bella sorpresa: il problema al motore era dovuto alla parte calda della turbina bloccata. Marco è felicissimo di aver trovato e riparato il guasto da solo, e mi dice che stasera si va a cena fuori per festeggiare!!
Intanto preparo i quattro naselli, semplicemente lessi e conditi con olio, limone e prezzemolo: una montagna di squisitezza.
Mentre mangiamo sentiamo un fitto vociare di rondini... sulla prua di Maramea c'è una riunione in corso.
Trapani, rondini sulla prua di Maramea ©Valeriaderiso
Trapani, rondini sulla prua di Maramea
In serata usciamo, facciamo una passeggiata passando per il centro storico in cerca di una pizzeria dove facciano la pizza senza glutine, ne troviamo una sul lungomare di tramontana, a destra della Piazza del Mercato del Pesce, Amici Miei, che è anche ristorante.  Marco assaggia il Cous cous di pesce, piatto forte della cucina trapanese, e Sara uno splendido piatto di spaghetti con le cozze; io una pizza senza glutine… e devo smettere di provarci! l’unica pizza senza glutine che ho mangiato fin ora degna del nome di pizza è quella di Chez Ugo a Livorno… il resto è una pietosa imitazione, dove la tristezza raggiunge gradi più o meno elevati, sob...
Per fortuna prendiamo anche una porzione di panelle, di farina di ceci, e un dolce senza glutine [buonissimo] che dividiamo io e Marco perché Sara è piena, che mi risollevano l’umore.
La giornata che si prospettava nera invece si è rivelata davvero positiva!
^_^