venerdì 5 ottobre 2018

* 8 settembre - la resa del DE TOPI

sabato 08_09_2018
Al risveglio, dopo colazione, faccio un rapido salto a comprare dei limoni, ieri me ne sono dimenticata, chiedo alla fruttivendola se sono trattati o se posso utilizzare la buccia, lei mi risponde che vengono dall’Argentina! No comment, se no parto con un’altra delle mie filippiche…, dico solo ma la Sicilia è proprio così lontana?!?!?! 
Dietro al Monte Capanne incombe ancora qualche nuvolone, ma le previsioni danno vento da ovest, dovrebbe contribuire a spazzarle via. 
Verso le 10:35 lasciamo il pontile e ci dirigiamo verso est, con pochissimo vento in poppa che per un po’ ci permette di andare a vela, ma proprio poco poco. Arriviamo a Fetovaia dove ci affacciamo sperando di poterci fermare, ma ci sono sempre troppe barche per i nostri gusti, quindi continuiamo e arriviamo a Seccheto, dove diamo àncora ma c’è ora una quindicina di nodi di vento che rendono l’aria troppo fredda, è settembre… nonostante sia ora di pranzo decidiamo di salpare e trovare una baia più riparata, sfruttando questi 15 nodi per fare una bella veleggiata con il solo genoa a riva.
Capo Poro - Isola d'Elba
le suggestive scogliere di Capo Poro - Isola d'Elba
Passiamo davanti a Capo Poro, in vista di Marina di Campo e decidiamo di fermarci nella piccola e riservata Cala Galenzana.
Cala Galenzana - Isola d'Elba
Cala Galenzana - Isola d'Elba
Cala Galenzana - Isola d'Elba
Cala Galenzana - Isola d'Elba
Questa baia si trova tra punta Bardella e la Torre di Marina di Campo e ha una piccola spiaggia circondata da pinete, leccete e macchia alta, e dei vecchi terrazzamenti sicuramente un tempo coltivati e ora inselvatichiti. Una particolarità è che la spiaggia, fin dall’epoca etrusca in cui l’Elba era sfruttata per i suoi giacimenti ferrosi, era sede di fornaci che permettevano di fondere il materiale ferroso in loco, prima del trasporto via mare. Nonostante la zona di Marina di Campo non fosse ricca di minerale ferroso, questa zona era stata scelta perché era ricca di boschi e quindi di legna da ardere; e dato che per ogni fusione erano necessari quintali di legna per raggiungere il punto di fusione del materiale ferroso, preferivano trasportare quest’ultimo vicino ai boschi, per poi effettuarne la riduzione e trasportare il ferro che ne derivava, molto più concentrato rispetto al minerale ferroso estratto. Su diversi punti della spiaggia sono ancora oggi ben visibili i segni di questa trasformazione, con numerosi frammenti di residui di colata, che somigliano a sassi levigati del colore del ferro, tra il marrone scuro ed il nero.
Torre di Marina di Campo - Isola d'Elba
Torre di Marina di Campo - Isola d'Elba
Sullo sperone di roccia opposto c’è la Torre di Marina di Campo che chiude a ovest la baia. La struttura è simile a quella della Torre di Marciana Marina con la differenza che qui la scalinata è staccata dal corpo della torre ed è unita all'ingresso da un caratteristico ponticello. La costruzione è risalente al 1595, ed è una di quelle difese approntate in seguito alle devastanti scorrerie turco-francesi di Barbarossa e Dragut, della metà del Cinquecento, anche se questa terra in particolare ebbe sempre un'esclusiva funzione di vigilanza, e di rado di difesa. Nel 1901 divenne sede di un fanale, e passò di pertinenza alla marina militare, com'è tutt’oggi, motivo per cui non è visitabile.

Arrivando notiamo che il fondo è misto tra sabbia e roccia e allora per non perdere l’ancora leghiamo al diamante dell'àncora (la parte triangolare a punta) una cima (la greppia) e un piccolo parabordo che faccia da grippiale, ovvero un galleggiante; questo accorgimento servirà da aiuto a spedare in caso l’àncora dovesse incagliarsi.
il grippiale
il grippiale
Per farvi meglio capire si tratta di questo sistema
grippia e grippiale
grippia e grippiale ph credit Centro Italia Vela Roma
Verso le 16:30 decidiamo di fare un giretto sulla spiaggia per vedere da vicino i residui di colata della lavorazione del minerale ferroso, quindi il Capitano prepara il DE TOPI
La batteria che alimenta il suo piccolo motore elettrico viene ricaricata attaccandola alla batteria principale del motore di Maramea, quando la prende per trasferirla sul DE TOPI la batteria del motore di Maramea va in corto!!!! 
Aaargh! Questo non va bene per niente!!! Provate ad immaginare una barca di 16 metri che pesa circa 17 tonnellate senza motore… 
Allora il Capitano si cala nella sala macchine, toglie la batteria in corto, la sostituisce con quella fin ora usata sul DE TOPI, collega l’alternatore e fa una prova: il motore di Maramea parte! Fiuuu… tiriamo un sospiro di sollievo, ma siamo anche consapevoli che questo fatto decreta la definitiva resa: il DE TOPI non si può più usare senza batteria! Anzi probabilmente questo attacca e stacca per alimentarla è proprio quello ha dato noia alla batteria principale e l’ha fatta andare in corto.
Niente più giratine a terra. Per fare cambusa dovremo fare delle soste in transito in qualche porto.
Il problema sarà far passare un po’ di tempo in modo diverso alla MiniMozza; io e il Capitano riusciamo a stare tranquillamente a leggere o a goderci semplicemente il non-fare-niente guardando il mare, ma lei no! Ha 9 anni di energia da sfogare! Troveremo una soluzione anche per questo.
Dopo questo “incidente” ci spostiamo verso nord est, nella baia di Marina di Campo; ci sono ancora 10/13 nodi di vento e qui a Cala Galenzana siamo troppo vicini agli scogli, non ci si può passare la notte.
Durante la serata il vento pian piano cala a 8/9 nodi… non c’è onda che entra di traverso, la prospettiva è una notte tranquilla.
^_^

2 commenti:

  1. Accidenti, povero De Topi. Ma menomale che il motore della barca sia ripartito! Che paesaggi particolari in questa isola d 'Roba che sto conoscendo attraverso i tuoi racconti. E che storie! Devono essere interessanti da vedere quei massi derivati dalla fusione del ferro. Grazie Vale, per il bel viaggio che mi stai facendo fare! Bacioni grandi a tutti e tre
    (Certo che come si fa però a riscattarsi alla vita terrestre dopo essere stati in barca tanto tempo? Deve essere durissima immagino, specie per la MiniMozza anche se è vero che i bambini si adattano più facilmente di noi ai cambiamenti)

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    1. Eh, hai detto bene... è difficile riadattarsi e la cosa che mi è mancata di più le prime sere a terra, non ci crederai, è stata la mancanza di movimento sotto i piedi, sotto il letto, dappertutto, quel movimento che ti fa sentire che sei DENTRO il mare e CON il mare, in pratica quello che a molti invece disturba da morire. Ma la prospettiva di poter ritornare fa avere la pazienza necessaria ad aspettare. La MiniMozza invece è stata distratta dall'aver ritrovato tutti i suoi amici, come hai ben intuito, per lei è stato tutto più rapido e facile.
      un abbraccio ^_^

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