Lo sto ancora leggendo, e mi sta piacendo.
1969.
E' un giallo, ma sullo sfondo c'è l'aria di rinnovamento e di ribellione di "[...] quei ragazzi senza armi, né padroni, convinti che solo la pace e la fratellanza avrebbero salvato il mondo. Andavano alla rivoluzione vestiti di stracci, con una chitarra al collo e col sorriso sulle labbra. Per loro non c'erano dubbi: di lì a poco sarebbe nata una nuova società [...]".
Anche il protagonista, il trentatreenne comissario Sbrana dice di sé "[...] sentivo di essere alla vigilia di una trasformazione epocale. Il movimento diventava ogni giorno più forte, ideali come l'amore, la libertà, la cultura, la pace, luguaglianza, la solidarietà, dilagavano a macchia d'olio in tutti gli strati della società. [...] milioni di studenti e di lavoratori portavano in piazza la loro voglia di un mondo diverso. [...] I concetti stessi di scuola, musica, lavoro, cultura, scienza, politica, filosofia, e perfino del diritto erano sul punto di essere ridefiniti, mentre la retorica della guerra, per la prima volta nella storia dell'uomo, si svuotava di ogni significato positivo. [...] La valanga non poteva essere più fermata."
E' un giallo, ma sullo sfondo c'è l'aria di rinnovamento e di ribellione di "[...] quei ragazzi senza armi, né padroni, convinti che solo la pace e la fratellanza avrebbero salvato il mondo. Andavano alla rivoluzione vestiti di stracci, con una chitarra al collo e col sorriso sulle labbra. Per loro non c'erano dubbi: di lì a poco sarebbe nata una nuova società [...]".
Anche il protagonista, il trentatreenne comissario Sbrana dice di sé "[...] sentivo di essere alla vigilia di una trasformazione epocale. Il movimento diventava ogni giorno più forte, ideali come l'amore, la libertà, la cultura, la pace, luguaglianza, la solidarietà, dilagavano a macchia d'olio in tutti gli strati della società. [...] milioni di studenti e di lavoratori portavano in piazza la loro voglia di un mondo diverso. [...] I concetti stessi di scuola, musica, lavoro, cultura, scienza, politica, filosofia, e perfino del diritto erano sul punto di essere ridefiniti, mentre la retorica della guerra, per la prima volta nella storia dell'uomo, si svuotava di ogni significato positivo. [...] La valanga non poteva essere più fermata."
Mentre leggevo queste righe, ripensando alla situazione di oggi, al momento storico che stiamo vivendo mi sono chiesta :-"Ma che ne è stato di quella valanga? dove sono finiti quegli ideali? possibile che siano stati solo una meteora disintegrata dall'atmosfera letale dei successivi anni '80 e '90?"-
Poco più avanti, nel libro c'è espresso un altro pensiero che mi ha fatto riflettere e capire cosa è successo nel frattempo... abbiamo smesso di partecipare, di riflettere, di essere i veri protagonisti delle nostre esistenze.
Questo è il passo:
"[...]
- i padroni del vapore non sono il nostro vero nemico [...] c'è qualcuno di più pericoloso.
- Chi?
- Noi stessi. Noi con le nostre indecisioni e il vizio infantile di dare sempre la colpa agli altri, alla sfortuna, al destino infame delle nostre sconfitte, dei nostri fallimenti e delle nostre paure. Dobbiamo imparare a lottare in prima persona senza cedere alla tentazione di delegare e, tantomeno, di derogare. Noi - e solo noi - siamo i protagonisti della nostra vita. Se vogliamo un mondo più giusto, senza guerre e senza ingiustizie, dobbiamo guardarci dentro e provare a cambiare.[...]"
Io credo che sia prprio ora di farlo. Riprendere le nostre vite in mano, partecipare, smettere di delegare, di voltare la faccia dall'altra parte e tirare avanti senza farci domande, lasciandoci semplicemente respirare, che è diverso da vivere.
Bisogna farlo.
Per noi e per i nostri figli.
- i padroni del vapore non sono il nostro vero nemico [...] c'è qualcuno di più pericoloso.
- Chi?
- Noi stessi. Noi con le nostre indecisioni e il vizio infantile di dare sempre la colpa agli altri, alla sfortuna, al destino infame delle nostre sconfitte, dei nostri fallimenti e delle nostre paure. Dobbiamo imparare a lottare in prima persona senza cedere alla tentazione di delegare e, tantomeno, di derogare. Noi - e solo noi - siamo i protagonisti della nostra vita. Se vogliamo un mondo più giusto, senza guerre e senza ingiustizie, dobbiamo guardarci dentro e provare a cambiare.[...]"
Io credo che sia prprio ora di farlo. Riprendere le nostre vite in mano, partecipare, smettere di delegare, di voltare la faccia dall'altra parte e tirare avanti senza farci domande, lasciandoci semplicemente respirare, che è diverso da vivere.
Bisogna farlo.
Per noi e per i nostri figli.
In effetti il succo è che siamo noi per primi a dover rivoluzionare le nostre esistenze per poter vedere dei cambiamenti concreti nel nostro ambiente! Grazie per il suggerimento di lettura, molto interessante! Un bacio
RispondiEliminaE' proprio così Verdiana, come ha detto Marco Della Croce in uno scambio di battute che abbiamo avuto "La rivoluzione quotidiana. Nel nostro quotidiano."
Eliminavero... ma come dici tu è da dentro, da ognuno di noi che deve partire e dalla condivisione, ma è un altro modo...
RispondiElimina...le "valanghe" (e anche la parola dovrebbe far riflettere) non funzionano.
Come infatti si è visto... quella "bella valanga" è stata arginata, sedata, fermata... era troppo scomoda per chi voleva mantenere il potere...
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