mercoledì 27 febbraio 2013

* Penelope ai piedi del letto

Grazie a tutte per i suggerimenti. Ecco, come promesso, la collocazione di Penelope... eh oramai la chiamo così, e mi piace anche questo nome.

 
A volte le soluzioni più ovvie le abbiamo sotto gli occhi, e forse proprio per questo non le vediamo, finchè qualcuno non ci fa vedere sul serio quello che stavamo solo guardando!! Grazie Sere!

* Il vero è un momento del falso - ovvero l'iperrealtà creata dai media

Ho appena finito di leggere il libro di Lucìa Etxebarrìa - "Il vero è un momento del falso" **, nel quale, dietro la metafora della storia di tre ragazzi di un gruppo rock e della morte del loro leader, mi ha molto colpito una riflessione dell'autrice, quanto mai attuale, sulla manipolazione dell'informazione messa in atto dai media e sulla realtà nascosta dietro le immagini.


 Cito uno stralcio della conclusione che riassume questo pensiero.

"[...] Al sistema fa comodo se ti preoccupi per le vittime dell'incidente aereo, non per quelle della Palestina, o per i bambini soldato della Nigeria, o per le piccole prostitute cambogiane, o per la tratta delle bianche nella tua stessa città. Era questo che intendeva Baudrillard quando parlava di iperrealtà: i media costruiscono una realtà che diventa più reale della realtà stessa.
L'immagine dei media dev'essere di consumo, rapida, usa e getta, e perciò rassicurante. Insomma l'incidente era triste, ma rassicurante, non ti faceva pensare. Il problema sorge quando l'immagine smette di essere rassicurante e accomodante. Perché in quell'istante il pubblico reagisce, prende coscienza, e la presa di coscienza passa attraverso gli occhi. Per questo nessuno ha visto alla tele i bambini iracheni straziati dalle bombe o i feretri dei soldati che venivano rimpatriati nei loro paesi. No, ci mancherebbe. [...] Diceva Steiner, credo, che ciò di cui non si parla non esiste. Ma ora è cambiato. Adesso è: ciò che non si vede alla televisione non esiste. E' stato Baudrillard ad affermarlo: "La guerre du Golfe n'aura pas lieu". E ha dimostrato che sono i media a creare l'opinione pubblica sulle basi dell'iperrealtà,  che  è solo un fottutissimo simulacro, il simulacro infinito di una realtà che svanisce nelle immagini digitali. Se ci pensa, nell'iperrealtà l'11 settembre è stato molto più drammatico e spettacolare dell'invasione dell'Iraq, che invece nella realtà è stata una cosa molto più grossa. [...] In altre parole, crediamo a quello che ci raccontano, e non a quello che vediamo. [...] Per loro (dei bambini di 4 anni citati prima nel testo) quello che c'era alla tele era reale. [...] Oggigiorno la pensano tutti come quei bambini di quattro anni, non capiscono che la tele non è reale. Perché la tele rincretinisce, ipnotizza. [...] l'immagine coincide con la verità, non c'è il tempo di pensare, di astrarre, di riflettere sul contenuto. 
Mi spiego meglio: non penso che l'alienazione e il rimbambimento siano prerogative della televisione. La semplicità dei messaggi, la selezione premeditata degli argomenti, la sudditanza all'ordine costituito, la piaggeria più assoluta... sono caratteristiche comuni a tutti i mezzi di comunicazione. Ma la televisione ha certe qualità che la rendono perfetta come sistema di controllo. La capacità ipnotica, per esempio: accenda una tele in una sala, un bar o uno spazio qualsiasi, e si ritroverà a guardarla, come stregato. [...] Quel che voglio dire è che i media, in genere, distruggono la capacità di pensare in modo astratto e così il sistema ottiene quello che vuole: la partecipazione irriflessiva. Ci trasforma in tanti pecoroni che belano quando bela il resto del maledettissimo gregge. Per questo è impossibile una vera democrazia, perché le decisioni politiche non le può prendere una massa di bambini di quattro anni."

Credo che grazie alla rete, al web, si stiano facendo dei passi avanti. E' possibile spulciare, scavare, approfondire, confrontare quando si vuole verificare l'attendibilità di una notizia qualsiasi... forse abbiamo una speranza. Spegniamo la TV e approfondiamo le cose, riflettiamo, scegliamo, prendiamo posizione. 
Il nostro futuro è nelle nostre mani o, per meglio dire, nelle nostre teste: facciamole funzionare.
:o)
** citazione di Guy Debord che sosteneva che i mezzi di comunicazione, partendo da una base di verità, costruiscono menzogne.

martedì 26 febbraio 2013

* tesori del mare - il Beluga

Prima di parlarvi del mio preferito tra i mammiferi marini, il Beluga [Delphinapterus leucas] voglio fare un po' di chiarezza sui cetacei che si distinguono in due sottordini, i misticeti [come le balene, dotate di fanoni] e gli odontoceti [dotati di denti veri e propri, a cui appartengono delfini, capodogli e orche]; gli odontoceti raggruppano le famiglie dei Delphnidea (delfini oceanici), dei Platanistoidea (delfini di fiume) e i Monodontidae a cui appartengono il Narvalo e, appunto, il Beluga.

photo credits
Questo cetaceo ha tre peculiarità che lo distinguono dai suoi simili: è l'unico senza pinna dorsale,  riesce a nuotare all'indietro, e non ha le vertebre cervicali saldate, per cui riesce a ruotare la testa e ad assumere una gran quantità di diverse espressioni facciali.

I beluga vivono nei mari artici, in gruppi abbastanza numerosi, spostandosi lungo il bordo del pack durante l'inverno, alcuni anche sotto il pack sopravvivendo grazie a spaccature nel ghiaccio dalle quali emergere per respirare o localizzando sacche d'aria intrappolate sotto il ghiaccio. Per gli studiosi resta un mistero come facciano a localizzare sia le une che le altre, dal momento che il pack arriva a coprire oltre il 90% della superficie artica.

Picture by: Laura Morse
In primavera si spostano in fondali più bassi presso gli estuari dei fiumi.
Alla nascita i cuccioli sono grigioblu, da adulti diventano bianco candido o a volte giallino sbiadito.

photo credits © Maurizio Würtz – www.artescienza.org
Sono degli animali socievoli, giocosi e curiosi. Spesso nuotando emergono con la testa fuori dall'acqua e si guardano intorno, o si mettono in posizione verticale emergendo col busto.

photo credits
Sono stati tra le prime specie di cetacei ad essere allevati in cattività, e purtroppo ancora oggi si trovano in numerosi acquari, infatti cercando le foto per corredare questo post ho avuto difficoltà a trovarne scattate in acque libere. 

photo credits


Nel 2008 io e il Capitano siamo stati a Valencia dove abbiamo visitato un acquario enorme l'Oceanogràphic; lì c'era una coppia mamma-cucciolo... che mi fecero una tristezza infinita.
Anche quelli che vedemmo noi, come questo nella foto che segue, giocavano facendo i cerchi d'aria, che rincorrevano e poi rompevano, e guardavano attraverso una grata che divideva la loro vasca da quella delle foche proprio come un carcerato guarda fuori dalla sua cella col desiderio di fuggire.

image from the Telegraph. Photo credit: Hiroya Minakuchi/Minden/Solent News
A proposito di questo, nei miei giri su Pinterest ho trovato la foto qua sotto. Chi l'aveva salvata sulla sua bacheca, l'aveva intitolata "Funny"... divertente... io non ci trovo proprio niente di divertente, e voi?


Una cosa è tenere in una vasca un granchio, una sogliola... ma un cetaceo, una testuggine, un enorme pesce luna, uno squalo... enormi pelagici imprigionati, costretti a girare in tondo per il resto della loro esistenza... NON MI PIACE! per quanto possano essere confortevoli e grandi le vasche non saranno mai come il mare aperto.
Nota: cliccando sui credits delle foto che ho pubblicato chi vuole approfondire sarà reindirizzato in diversi siti dove trovare numerosissime altre informazioni.

venerdì 22 febbraio 2013

* It's Friday, I'm in love :: 47

{this moment}
Una singola foto, senza parole, che fermi un momento semplice e speciale, così da metterlo in pausa, assaporarlo e imprimerlo nella memoria, condividendolo
(ispirato da ThisMoment di SouleMama)

insieme

mercoledì 20 febbraio 2013

* la tela di penelope, finita e dimenticata...

Tutto è cominciato più di un anno fa, quando sono stata presa dalla mania dell'uncinetto.
Il lavoro è andato avanti lentamente, messo da parte, poi ripreso, e mi ha accompagnato a lungo.
Il punto, classicissimo Vecchia America [o anche Granny Square], era semplicissimo, ma il progetto è risultato ugualmente impegnativo, anche se a settembre scorso alla fine l'ho spuntata:  la coperta dai colori dell'acqua era finita!! ho anche scattato le foto, ma poi chissà come e chissà perché ho dimenticato di pubblicare il risultato finale.

In questi giorni, guardandola e anelando nostalgicamente al mare mi si è accesa una lampadina!!!
Del tutto fuori tempo e fuori stagione, eccola qui: la sua misura, inutile e strana, un rettangolo di 2 m x 1 m, rende difficile la sua collocazione in casa, ma i colori mi piacciono tantissimo, mi ricordano le acque cristalline di Punta Licosa, un paradiso nella mia terra d'origine. Prima o poi mi verrà un'idea per usarla degnamente.


Accetto molto volentieri suggerimenti! 


:o)

lunedì 18 febbraio 2013

* tesori del mare - il Nautilus e l'Argonauta

Nautilus belauensis - photo credits
Nonostante il mare e le sue creature siano la mia grande passione [il Capitano dice che sono la mia "malattia"], qui ne parlo poco, anzi direi niente, per cui con questi due curiosi molluschi inizia oggi una serie di appuntamenti dedicati.

Argonauta Argo - photo credits

Il Nautilus [Nautilus belauensis] e l'Argonauta [Argonauta argo] sono entrambi cefalopodi (classe) ed entrambi molluschi (phylum), ma appartengono a due ordini diversi: il Nautilus appartiene all'ordine dei Nautilidi, mentre l'Agornauta a quello degli Octopoda. Infatti la prima differenza tra i due è proprio fisica,  se all'argonauta togliamo la sua bellissima conchiglia vedremo che è proprio un piccolissimo polpo.

Argonauta argo - photo credits
Il Nautilus è una specie di "fossile vivente", dal momento che la sua forma è rimasta invariata da più di 400 milioni di anni. Il suo nome deriva dal greco ναυτίλος che significa "marinaio".

Nautilus - photo credits
La sua forma generale è simile a quella di altri cefalopodi: ha una testa prominente, ma in genere tentacoli molto più numerosi, anche fino a 90. Questi tentacoli sono disposti in due cerchi e, a differenza dei tentacoli di altri cefalopodi, non hanno ventose, sono indifferenziati e retrattili, e hanno una presa fortissima grazie alle loro struttura rigata. Come gli altri cefalopodi utilizza un forte getto d'espulsione d'acqua per spingersi a scatti veloci attraverso le acque oceaniche Indo-pacifiche.

Nautilus belauensis - photo credits
Di solito vivono a profondità di diverse centinaia di metri lungo le scoscese profondità delle barriere coralline, anche se in posti come la Nuova Caledonia e le Isole Vanatu è possibile osservarli a profondità non superiori ai 5 m.

Nautilus - photo credits
La  raccolta eccessiva della sua splendida conchiglia, che viene utilizzata per la creazione di gioielli, e il raggiungimento tardivo della maturità sessuale sono due delle cause che hanno drasticamente ridotto il numero di queste bellissime e antiche creature, anche se la vendita del suo guscio è vietata nella maggior parte dei paesi del mondo.
Confesso che mi piacerebbe moltissimo averne un esemplare anche io, ma desisto, magari potrei accontentarmi di questa lampada della designer neozelandese Rebecca Asquith.
photo credit
L'Argonauta è invece un polpo pelagico, vive cioè in mare aperto spesso vicino alla superficie delle acque tropicali e subtropicali di tutto il mondo.

Argonauta Nodosa - photo credits
La femmina secerne il guscio calcareo per utilizzarlo come camera di cova delle uova e per intrappolare l'aria che le permette di galleggiare in superficie.
Maschio e femmina si differenziano nelle dimensioni e nella capacità di riprodursi: le femmine crescono fino a 10 cm, producono gusci fino a 30 cm e possono riprodursi più volte nel corso della loro esistenza, mentre i maschi arrivano rararmente a 2 cm e possono riprodursi solo una volta, anche per questo mentre le femmine sono note da tempi antichissimi, i maschi sono stati descritti solo nel tardo 19° secolo.
Argonauta nodosa - photo credits

Gli Argonauti per nutrirsi utilizzano i tentacoli per afferrare la preda e trascinarla verso la bocca,  poi la mordono e iniettano del veleno secreto dalla ghiandola salivare.

Argonauta nodosa - photo credits
Sono in grado di alterare il loro colore, possono mimetizzarsi con l'ambiente circostante per evitare i predatori, e producono un inchiostro che viene espulso quando l'animale è attaccato paralizzando l'olfatto dell'attaccante e fornendo il tempo all'Argonauta di fuggire.
La femmina è inoltre in grado di tirare indietro la rete che copre col suo guscio, emettendo un lampo argenteo che può dissuadere il predatore dall'attaccare.

Un piccolissimo guscio di Argonauta è anche nella mia collezione di conchiglie... regalo di una cugina-amica speciale, che sa quanto io ami queste creature e il loro ambiente, biologa della pesca a volte nelle reti che tira su trova piccoli tesori, qualcuno arriva fino a qui!

:o)

sabato 16 febbraio 2013

* un raggio di sole, scalda inverno

In questi giorni di freddo, di grigio e di neve, ho voluto scaldarmi un po' maneggiando dei caldi grani di ambra, dai colori che ricordano il miele, e di rimando le api, i fiori, le temperature miti e le giornate più luminose e lunghe della primavera... come un augurio, che arrivi presto.

Anche stavolta i nomi sono ispirati dal mondo sottomarino


Sabella, da Sabella spallanzani, un anellide (un verme) più conosciuto come Spirografo, molto comune e bellissimo da osservare con le sue branchie cigliate, che sembrano piume estroflesse da un tubo dove si ritira fulmineamente se disturbato.





Kuda, da Hippocampus kuda, un cavalluccio marino delle zone Indo-pacifiche. Affascinanti creature i cavallucci marini, non trovate?



Scilla, qui non credo ci sia bisogno di spiegazioni... chi non conosce il famosissimo borgo calabrese, dalle origini antichissime e mescolate di mitologia?
:o)

venerdì 15 febbraio 2013

* It's Friday, I'm in love :: 46

{this moment}
Una singola foto, senza parole, che fermi un momento semplice e speciale, così da metterlo in pausa, assaporarlo e imprimerlo nella memoria, condividendolo
(ispirato da ThisMoment di SouleMama)


martedì 12 febbraio 2013

* una Polp... etta!

Primo carnevale della Gnoma!!!
Venerdì scorso è stata organizzata una piccola festa dalle mamme dei bimbi che vanno all'asilo con lei, per cui si è posta la scelta di un costume da indossare... per fortuna la prima proposta che le ho fatto, dopo una lieve e temporanea esitazione dovtuta alla curiosità verso un costume da fiore, è stata accettata con entusiasmo, e la Gnoma si è preparata e vedere cosa tirava fuori la mamma dal cilindro, o meglio dal mucchio di stoffe e carabattole dette "questo-lo-conservo-perché-potrebbe-servire-non-si-sa-mai".
E così mi sono messa all'opera per farle un costume da POLPO!!! 
Ho guardato in rete, qui e là, per ispirarmi e poi via... 


Ho recuperato tre paia di calze della Gnoma dello scorso anno, un vecchio dolcevita, dei feltrini per mobili, l'imbottitura che uso per i pupazzeti, un cappuccio tolto da una felpa modificata del Capitano, del feltro, colla vinilica, forbici...
Ho tagliato le calze all'altezza dell'inguine e le ho riempite con l'imbottitura sintetica, poi ho cucito a macchina i bordi, chiudendole e lasciando un margine di qualche centimetro.
Ho cercato in rete un disegno  di polpo carino e l'ho copiato ritagliando le sagomine in due scampoli di feltro colorato.
Ecco il disegno
Ho incollato le due sagome sul dolcevita con la colla vinilica, e le ho rifinite con un pennarello indelebile.
Il cappuccio recuperato dalla felpa del Capitano era bicolore: bianco dentro, blu fuori... perfetto per ritagliare due occhioni con pupilla.

Usando la mutandina avanzata dalle calze rosse, ho ricavato il cappellino-testa-del-polpo, chiudendo i due buchi rimasti dal taglio delle gambe e cucendo lateralmente i due occhioni polpeschi.


Alla parte superiore avanzata dalle calze verdi invece ho cucito le sei paia di tentacoli, a cui ho poi attaccato i feltrini per i mobili a mo' di ventose, sempre utilizzando un goccio di colla vinilica, in modo da rendere l'incollaggio a prova di gioco scatenato.


E' stato semplice da realizzare, velocissimo grazie alla macchina da cucire [la mattinata di giovedì] e soprattutto economicissimo, dal momento che avevo già tutto in casa, a parte i feltrini che mi sono costati l'esorbitante cifra di 1 €!!!
Ed ecco a voi la super Polp... etta  che fa filare le stelle di carnevale!!!


:o)

Edit del 13-02-2013: questo post partecipa alla raccolta di Nonna Anna di VESTITI di CARNEVALE con il riciclo

lunedì 11 febbraio 2013

* nella nostra cucina - la salsa all'aceto per il lesso

Questa salsetta, che una volta assaggiata diventa una droga, si accompagna benissimo a qualsiasi tipo di carne (bianca o rossa) o pesce lessi, o alla brace.



Io l'ho fatta di recente per accompagnare il pollo, ispirata da una ricetta di Tatiana, di Cucina in controluce.
Nella sua ricetta Tatiana, poco amante delle verdure lesse, ha soffritto il pollo e poi lo ha sfumato nel vino prima di ricoprirlo d'acqua per farlo lessare, io invece ho seguito il metodo classico: pollo e verdure (porri, carote, patate, sedano, una foglia di alloro fresco e qualche foglia di salvia), direttamente a lessare nell'acqua bollente, salata al momento del bollore.
Ma veniamo alla salsa.


Ingredienti: [la lista dei mezzi!!!]

1/2 carota
1 costa di sedano
1/2 spicchio d'aglio
1/2 cipolla piccola 
1/2 limone spremuto
2 acciughe sott'olio
30 gr di capperi sotto sale
mollica di pane raffermo grande quanto un uovo
aceto di vino
olio extravergine d'oliva
sale

Metto a bagno nell'aceto la mollica di pane, e sciacquo i capperi dal sale lasciandoli nell'acqua. 
Taglio carota, sedano e cipolla a pezzettini piccolissimi e li lascio cuocere in un dito d'olio più un dito d'acqua in un piccolo pentolino, su fuoco basso, finché non sento sfrigolare l'olio, segno che l'acqua è evaporata tutta.
Frullo queste verdure insieme alla mollica di pane ben strizzata dall'aceto, il succo del mezzo limone, i capperi ben scolati e strizzati, l'aglio e le acciughe, aggiungendo olio finché non diventano una crema. Aggiusto di sale. Se avanza la conservo per qualche giorno in frigo in un barattolo di vetro chiuso.


:o)

venerdì 8 febbraio 2013

* It's Friday, I'm in love :: 45

{this moment}
Una singola foto, senza parole, che fermi un momento semplice e speciale, così da metterlo in pausa, assaporarlo e imprimerlo nella memoria, condividendolo
(ispirato da ThisMoment di SouleMama)

Sara e l'ortensia

mercoledì 6 febbraio 2013

* aromi e profumi


Nel nostro giardino abbiamo tanto spazio, così abbiamo potuto piantare diverse aromatiche perenni: rosmarino, timo, salvia, menta. Oltre a queste c'è un'abbondantissima fioritura di camomilla, che cresce spontanea, e una bellissima pianta di lavanda che purtoppo a fine estate è morta, non si sa come mai, forse per il caldo torrido che c'è stato.  Per fortuna siamo riusciti a raccogliere i suoi profumatissimi fiori prima di questo triste avvenimento, e ne abbiamo ricevute in regalo due nuove per il nostro anniversario di matrimonio, ad ottobre.
Insieme alle foglie di salvia e menta, e ai fiori di camomilla, abbiamo messo i fiori di lavanda a seccare in delle buste da pane appese a testa in giù nel capanno degli attrezzi, luogo ideale, perché né troppo freddo né troppo caldo, al riparo dall'umidità, ben ventilato e semibuio.


Il momento, anche troppo rimandato, di conservarle a modo per poi usarle, secondo necessità è arrivato.  


La lavanda ha ben mantenuto, oltre al suo meraviglioso profumo, anche il suo colore.

Insieme alla Gnoma, abbiamo pulito e "sgranato" tutti i rametti e abbiamo sistemato fiori e foglie in dei barattoli di vetro.


Con la camomilla fresca, al momento della raccolta, abbiamo anche fatto un'infuso alcolico, seguendo l'esempio di mia nonna, che lo usava in gocce come antispastico in caso di mal di pancia.

Poche gocce su un cucchiaino di zucchero o insieme ad un infuso di camomilla secca.
Quanti doni che ci fa la natura!
Ora non mi rimane che fare i sacchetti profuma biancheria... ma questa è un'altra storia.

:o)

lunedì 4 febbraio 2013

* nella nostra cucina - pollo al curry

Le spezie mi piacciono molto, come mi piace cimentarmi nella preparazione di piatti che non fanno parte della nostra tradizione gastronomica. Così, ogni tanto, preparo il pollo al curry.
Il curry, che è una miscela di spezie diverse, può essere più o meno piccante; io ne ho tre tipi diversi: uno comprato negli Emirati Arabi, uno comprato banalmente al supermercato [ma non malvagio, almeno per il nostro gusto occidentale, magari ad un Indiano farebbe orrore, come a me farebbe orrore una mozzarella prodotta in India!], e un curry Madras, cercato e trovato ultimamente, non piccante, senza zenzero, in modo che anche la Gnoma possa assaporare questa delizia.

Lo accompagno con il riso basmati cotto alla maniera Thai, che si presta benissimo ad accogliere il favoloso sughetto del pollo. Ora vi racconto... ah! prima cosa: perdonatemi, ma questa ricetta è piena di parentesi; seconda cosa: questa è la MIA versione del pollo al curry, non so quanto sia più o meno fedele all'originale, ma mi piace e ve la propongo.



Per 4 persone:
500/600 gr di petto di pollo [a volte io uso anche le fettine perché, per un motivo che non capisco, è difficile trovare il petto di pollo intero bio, e se proprio voglio mangiare carne almeno la mangio biologica]
1 cipolla
250 ml di latte di cocco
3 cucchiai da té di curry [quantità del tutto indicativa, varia a seconda dei gusti]
poca farina
sale
olio extravergine d'oliva
150 gr di riso basmati

Taglio il pollo a pezzettoni e lo infarino. Faccio imbiondire la cipolla tritata in due cucchiai da minestra d'olio di oliva e, a fiamma vivace, soffriggo i bocconcini di pollo in modo da farli ben dorare su tutti i lati.


Nel frattempo misuro il volume del riso con un bicchiere e metto a bollire una quantità pari al doppio di acqua [esempio: se i 150 gr di riso entrano tutti in un bicchiere, dovrete mettere a bollire una quantità d'acqua pari a due bicchieri]. 
Quando l'acqua bolle la salo [occhio che quando l'acqua è così poca è facile esagerare], butto il riso e NON giro... assolutamente non vi azzardate a girare, altrimenti si attacca! Abbasso il fuoco al minimo, copro con un coperchio e lo lascio lì. Quando il riso avrà assorbito tutta l'acqua [circa 10 minuti, ma varia a seconda della quantità di riso che metterete a cuocere] sarà pronto, perfettamente al dente... squisito, ma, ripeto, NON GIRATELO! e non preoccupatevi che non si attaccherà [cosa che invece avverrà puntualmente se lo girerete].

Torno al pollastro, che nel frattempo si è ben dorato, e lo salo. Lo irroro con il latte di cocco e aggiungo il curry mescolando tutto.


 Assaggio e aggiusto di sale.


Lascio insaporire per circa 5 minuti, il tempo che si amalgami bene tutto, e poi servo insieme al riso, che nel frattempo sicuramente sarà pronto.


Scusate la qualità non eccelsa delle foto, ma scattare senza flash mentre si cucina e i commensali scalpitano non è facile!

:o)