martedì 3 aprile 2012

* una perla di Pennac

Ieri ho finito di leggere "Diario di scuola", splendido libro, pubblicato nel 2007, del (per me) grandissimo Daniel Pennac. Non ha niente a che vedere con la serie dedicata alla famiglia Malaussène. 
Sono i suoi ricordi di quando era uno studente, somaro apperentemente senza speranza, e le sue riflessioni, un po' amare, sulla convinzione che la scuola sia fatta prima di tutto dagli insegnanti. Molto bello. Da leggere senza dubbio.
Un pezzo mi è particolarmente piaciuto, sul consumo, l'immagine, il mercato.
Lo riporto, con qualche omissis, per mia memoria e per condividerlo con chi vorrà:

<<[...] in una società che considera i propri giovani innanzitutto come consumatori, un mercato, un target.
Bambini clienti, dunque, con o senza disponibilità economica, nelle grandi città come nelle banlieues, uniti nella stessa aspirazione al consumo, nello stesso universale aspiratore di desideri, poveri e ricchi, grandi e piccoli, maschi e femmine, risucchiati alla rinfusa dall'unica e vorticosa sollecitazione: consumare! Cioè cambiare prodotto, desiderare il nuovo, il più che nuovo, l'ultimo grido! La marca! E farlo sapere in giro! Se le loro marche fossero medaglie, i ragazzini delle nostre città tintinnerebbero come generali da operetta. Serissimi programmi televisivi o radiofonici vi spiegano ad ogni piè sospinto che è in gioco la loro identità. Quest'anno, il primo giorno di scuola, un importante sacerdotessa del marketing dichiarava alla radio, con il tono convinto di un'antenata piena di saggezza, che la Scuola doveva aprirsi alla pubblicità, la quale sarebbe una categoria dell'informazione, a sua volta alimento primo dell'istruzione. Cosa Tutta Da Dimostrare. Ho drizzato le orecchie. Che diavolo sta dicendo, mia cara Madame Marketing, con la sua voce pacata da nonna, dal timbro così perfetto? La pubblicità insieme alle scienze, alle arti, alle lettere! Nonnina, ma dice sul serio? Diceva sul serio, la furbacchiona. Terribilmente sul serio. Perché non parlava a nome proprio, ma della vita quale è! E di colpo mi sono raffigurato la vita secondo Nonna Marketing: un gigantesco centro commerciale, senza pareti, senza limiti, senza frontiere e senza altro scopo all'infuori del consumo! E la scuola ideale secondo la Nonna: un serbatoio di potenziali consumatori sempre più avidi! E la missione degli insegnanti: preparare gli studenti a spingere eternamente il carrello dell'ipermercato della vita! Finiamola di tenerli lontani dalla società dei consumi! scandiva la Nonna, devono uscire "informati" dal ghetto scolastico! il ghetto scolastico, così la Nonna chiamava la Scuola! E l'istruzione si riduceva all'informazione! Hai sentito zio Jules? i bambini che salvavi dal'idiotismo famigliare, che strappavi alla fitta boscaglia dei pregiudizi e dell'ignoranza, era per rinchiuderli nel ghetto scolastico, hai capito! E lei, mia violoncellista di Le Blanc-Mesnil, lo sapeva che facendo nascere nei suoi studenti la passione della letteratura anziché quella della pubblicità si comportava solo come l'ottusa carceriera del ghetto scolastico? Ah! Insegnanti, quando vi deciderete a dar retta alla Nonnina? Quando vi metterete in testa che l'universo non è da capire ma da consumare?  [...] Famiglie intere che prendono i loro minimi desideri per bisogni vitali [...] Ridotti tutti, grandi e piccoli, alla stessa condizione di infanzia perennemente desiderante. Ancora! Ancora! grida [...] il popolo dei consumatori consumati, figli e genitori insieme. Ancora! Ancora! [...]>>



:o) 
per Pennac
:o( 
per le sue riflessioni che condivido pienamente

10 commenti:

  1. Mi hai un pò commosso perchè mi parlò bene di questo libro una persona che ho amato tanto e che ora non c'è più. Non ho mai trovato il coraggio di comprarlo.

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  2. @ Sarah è un libro bellissimo, pieno di riflessioni anche amare, ma condite dalla consueta ironia di Pennac. Avere un insegnante come lui deve essere stata una fortuna.
    La commozione nel ricordo di chi si ama tanto (perché l'amore resta anche quando se ne vanno) in fondo è un bel sentimento, una dolce malinconia, con una piccola puntina di dolore in fondo al cuore. La conosco anche io.
    Forse è il suo modo per dirti che ora potresti leggerlo... chissà.
    :o)

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  3. Passagio interessante, soprattutto al pensiero di tutte quelle persone che passano i fine settimana e non solo nei centri commerciali. Che tristezza...
    Mi ha incuriosito questo libro ;)

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  4. @ iLa è veramente triste pensare di non avere di meglio da fare che passare i weekend in un centro comemrciale, e ancora più triste pensare che avere un'identità sia essere vestiti con determinate marche, in un certo modo (che magari non dona nemmeno), e possedere il tal smartphone e così via... davvero molto triste.

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  5. Grazie per la citazione di Pennac, che ben si sposa con il mio post sulla società dell'abbondande e del superfluo.
    Condivido a pieno le considerazioni di Pennac, che mi fanno molto riflettere...anche su cosa è la scuola oggi.
    A presto!

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    1. @ Anna anche io penso spesso alla scuola oggi, e credo che sia sempre di più fatta dai singoli insegnanti... bisogna augurarsi di incontrarne di bravi e appassionati al proprio lavoro, così come Pennac e i quattro insegnanti che lui dice lo hanno tirato fuori dalla sua convinzione di non valere nulla e di essere un somaro senza speranza... speriamo in bene!

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  6. Me lo segno da leggere, ti ringrazio per la citazione [che condivido in pieno, inclusa la tua faccina :o( finale] e ti metto in guardia circa il mio post pasquale: non rimanere scioccata da titolo e immagine di apertura! Un abbraccio graaaaandeeeeee coooosììììì!!!!

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    1. @ Viviana nessuno schock, sono andata a leggerlo. Di scioccante c'è solo il livello altissimo di male che l'essere umano riesce a compiere...
      un abbraccione a te e buone feste!

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  7. Libro interessante che non conoscevo. grazie per la srgnalazione.

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    1. @ Barbara felice di aver scovato qualcosa che non conosci visto che tu e Fabio siete insaziabili lettori come me...
      e tu mi mandi qualche suggerimento?

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